Giustizia capovolta: Amara indagato per calunnia, Palamara vittima

Palamara, clamorosa svolta giudiziaria: Amara indagato per calunnia
ROMA – Si apre un nuovo capitolo nella complessa vicenda giudiziaria che ha coinvolto Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, espulso dalla magistratura nel 2020 per presunta indegnità. Oggi, a sorpresa, potrebbe aprirsi la strada per un suo ritorno in toga. La Procura Generale di Perugia ha infatti formalmente iscritto nel registro degli indagati Piero Amara, ex avvocato esterno di Eni e superteste in molteplici inchieste, con l’accusa di calunnia.
Un’inchiesta che si ribalta
Secondo l’invito a comparire notificato ad Amara, le sue dichiarazioni alla magistratura tra il 2018 e il 2021 avrebbero contenuto falsità consapevoli su Palamara e il magistrato Stefano Rocco Fava. Amara li accusava di trame contro il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e di pressioni indebite su alcune procure per pilotare carriere e indagini. Oggi, la Procura umbra contesta la fondatezza di quelle affermazioni, ritenendole calunniose.
Tra le accuse smentite: il presunto regalo di un orologio da 30mila euro a Palamara per favorire un magistrato amico di Amara. Secondo gli atti, l’allora consigliere del CSM si sarebbe rifiutato perfino di incontrarlo, intuendo le reali intenzioni del legale.
Cronologia dei fatti
- 2020 – Palamara viene radiato dalla magistratura in seguito alle rivelazioni emerse dalle intercettazioni del “caso Hotel Champagne”.
- 2022 – Durante un interrogatorio a Perugia, Palamara individua in Amara il possibile autore di calunnie a suo carico.
- 2023 – Il procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, avoca il fascicolo e lo riporta sotto la sua gestione diretta.
- 2025 – La Procura Generale notifica a Amara un invito a comparire: è ufficialmente indagato per calunnia.
Le accuse ad Amara: un sistema di falsità?
Amara è accusato di aver mentito su numerosi punti: dalle pressioni per favorire nomine a Roma e Milano, a notizie riservate che avrebbe ricevuto da un tenente della Guardia di Finanza mai identificato, o da un maresciallo dei Carabinieri “distaccato alla Presidenza del Consiglio” – tutte circostanze che, secondo gli inquirenti, non trovano riscontro.
Nel nuovo impianto accusatorio, Palamara e Fava non sono più solo ex colleghi travolti dalle indagini, ma vittime di una macchina del fango messa in moto da dichiarazioni mendaci.
Scenari giudiziari e politici
Se l’impianto accusatorio della Procura Generale di Perugia reggerà in giudizio, Palamara potrebbe chiedere la revisione dei procedimenti disciplinari che ne hanno determinato l’espulsione dalla magistratura. Non è da escludere neppure un’azione risarcitoria o un nuovo ruolo all’interno dell’ambiente giudiziario, anche se in veste diversa.
In campo politico, il caso riapre il dibattito sulla credibilità delle Procure che hanno fatto largo affidamento su Amara come teste chiave in numerose inchieste, e mette in discussione il sistema delle nomine nella magistratura, già oggetto di polemiche negli ultimi anni.
Un ritorno possibile?
Il nome di Palamara è oggi legato a inchieste, libri e talk show, ma la prospettiva di una sua piena riabilitazione apre uno scenario senza precedenti nella recente storia della magistratura italiana. Dopo essere diventato simbolo della degenerazione delle correnti e delle lotte interne alla magistratura, potrebbe tornare alla ribalta come vittima di un sistema fondato su accuse false.
Il percorso sarà lungo e complesso, ma per Luca Palamara, dopo anni di bufera, si apre uno spiraglio che fino a pochi mesi fa sembrava impensabile.