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Sicilia, 2 mila accessi in meno nei ‘pronto soccorso’ e 200 morti in più: l’infarto non è in vacanza

L’allarme lanciato da Contarini, cardiologo: per paura del contagio molti hanno sottovalutato sintomi e rischi, e la stima dei decessi in due mesi supera di gran lunga il numero delle vittime di Covid

(17 aprile 2020)

L’emergenza coronavirus ha ribaltato molti schemi ordinari di percezione, individuale e collettiva, di aiuti e minacce, sicurezze e rischi e, paradossalmente, al di fuori delle esigenze di tutela e di cura collegate al contagio del Covid-19, gli ospedali sono diventati un luogo pericoloso e, per quanto possibile, da evitare.

Ma su quel ‘quanto possibile’ è probabile che le scelte non siano state felici ed appropriate, da parte di numerose persone che invece avrebbero dovuto farvi ricorso. E così, se …l’infarto non è andato in vacanza, c’è un dato in Sicilia che fa paura: due mila accessi in meno nei ‘pronto soccorso’ per infarto. Con una stima: nel periodo di quarantena sarebbero morti, a casa, 200 persone per infarto. Persone che in tempi ordinari sarebbero andati in ospedale.

E’ il delegato regionale della Sici Gise (società italiana di cardiologia e interventistica) Marco Contarini a lanciare l’allarme su un dato “generato dalla psicopandemia e dal timore del contagio che in questo periodo dilaga tra la gente: l’aumento di mortalità per infarto causato dalla drastica riduzione dei ricoveri per sindrome coronarica acuta. In Sicilia negli ultimi due mesi – afferma – abbiamo registrato il 50% di accessi in meno nei ‘pronto soccorso’ (diretti o con chiamata al 118) per patologie cardiovascolari gravi: una percentuale che tradotta in numeri corrisponde a circa 2mila pazienti che non si recano in ospedale per paura del Coronavirus – spiega Contarini che è anche direttore dell’unità operativa di Cardiologia ed Emodinamica dell’ospedale Umberto I di Siracusa – la riduzione di ricoveri è correlata a un aumento di mortalità, che negli ultimi anni siamo invece riusciti a gestire al meglio grazie alla ‘rete per l’infarto miocardico in Sicilia’. Quest’ultima, garantendo tempestività e qualità d’intervento di soccorso, ha portato a una sensibile riduzione della mortalità pre-ospedaliera attraverso interventi adottati nei modi e nei tempi opportuni. In questo periodo invece i pazienti a rischio preferiscono convivere con i dolori e ricorrere agli aiuti quando ormai è troppo tardi o quando il cuore è già compromesso, arrecando complicanze irreversibili sulle funzionalità. Abbiamo fatto – osserva Contarini – un balzo indietro di circa 20 anni: la paura del Coronavirus spinge i cittadini a sottostimare, minimizzare o addirittura ignorare i sintomi, riducendo così la possibilità di essere salvati. In questi mesi di quarantena i morti per infarto in Sicilia sono saliti, stimiamo circa 200 decessi: numeri che hanno un impatto ancora più grave della pandemia. Una lotta non solo al Covid19, dunque, ma anche ai problemi cardiovascolari, che in Italia continuano a essere la principale causa di morte. Per far fronte a questa situazione – spiega – in molteplici ospedali sono stati creati protocolli specifici e percorsi differenziati con accessi dedicati, cosiddetti “puliti”, per chi non ha contratto l’infezione ma ha sintomi differenti: ciò consente di evitare promiscuità e di gestire il paziente in tutta sicurezza. Chiedo a tutti i colleghi siciliani di attivare ogni strumento per sensibilizzare e informare i cittadini, spingendoli a superare ogni timore, contattando immediatamente i soccorsi ai primi sintomi ricollegabili all’infarto: dolore al petto, angina, pressione instabile. L’infarto non dà tempo. Aiutiamoli ad aiutarli”.

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