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Scicli, audio ‘istituzionale’ e caccia all’untore. Demaio mette tutti d’accordo: deve dimettersi

Dopo Iacono e FdI, a ritenerlo incompatibile con il ruolo di presidente del Consiglio comunale anche Pd, Italia Viva e Psi

(26 marzo 2020)

Si allarga il fronte di coloro che ritengono assolutamente incompatibile l’esercizio di una carica istituzionale, la guida della massima assise cittadina, con quell’atto (gesto immediato? scelta non ponderata? imprudenza inescusabile?) che ha avuto l’effetto di scatenare una caccia all’untore alla paziente di Scicli risultata affetta da Covid-19.

Infatti in un audio condiviso in vari gruppi WhatsApp Danilo Demaio, presidente del Consiglio comunale di Scicli, eletto nella lista ‘Start Scicli’, comunica il nome e cognome della donna, peraltro del tutto incolpevole in quanto risulta che abbia scrupolosamente osservato tutte le norme. Dopo Bartolo Iacono, avvocato, storico militante nei partiti di sinistra, e l’esponente di Fratelli d’Italia Margherita Gintoli, a chiedere le dimissioni di Demaio sono anche Pd, Italia Viva e Psi.

“Riteniamo – affermano  – di non potere rimanere ancora in silenzio in merito ai fatti che hanno portato il presidente del consiglio comunale Demaio a diffondere il nome e cognome di una concittadina affetta da Coronavirus. Se in un primo momento ha prevalso in noi il senso di responsabilità per la pandemia in corso e la situazione di eccezionale gravità che sta vivendo il paese, riteniamo di non potere sopportare oltre! Da un canto il documento di Start Scicli (ma anche le dichiarazioni di privati cittadini) nel quale inopinatamente si ammette la diffusione dell’audio vocale da parte di Demaio, dall’altro proprio il silenzio del presidente del consiglio comunale del quale, invano, sino ad oggi, abbiamo atteso pubbliche scuse alla signora interessata ed alla città, ci portano a dire che adesso la misura è colma. Anzi da dichiarazioni non smentite dello stesso Demaio la responsabilità di quanto sta accadendo sarebbe ‘di qualche giornalista’ o, come sostiene il suo gruppo politico, di chi vuole strumentalizzare la faccenda. Allora diciamo basta! Così le cose – proseguono le tre forze politiche –  poiché non può passare il messaggio che un’intera comunità non percepisca il disvalore sociale di una dichiarazione che, seppure attenuata dall’ingenuità con cui è stata diffusa, ha messo a repentaglio l’onorabilità e la salute di una persona che, anziché concentrare le proprie forze per combattere la malattia, da un letto d’ospedale deve difendersi dall’ignavia e dalle cattiverie di chi sta fuori.
Pertanto, poiché il presidente del consiglio comunale non è stato in grado di preservare i dati sensibili ottenuti per effetto del ruolo istituzionale ricoperto, minando proprio l’autorevolezza di quello stesso ruolo, riteniamo debba dimettersi. Vista la condizione di particolare emergenza che stiamo vivendo scelga lui stesso tempi e modi per recare minore danno alla città”.

 

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