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“Riscoprire e valorizzare le nostre radici”: ecco ciò che si propone il Comune di Lucca Sicula

Nell’ambito di tale politica, si è svolto lunedì 9 settembre, presso Palazzo Locascio, il convegno storico intitolato “Identità e territorio. Verso i 400 anni della nascita del comune di Lucca Sicula 1622/2022"

(11 settembre 2019)

“Riscoprire e valorizzare le nostre radici” è uno dei caposaldi dell’azione amministrativa di Lucca Sicula guidata dal sindaco Salvatore Dazzo e, proprio nell’ambito di tale politica, si è svolto lunedì 9 settembre il convegno storico intitolato “Identità e territorio. Verso i 400 anni della nascita del comune di Lucca Sicula 1622/2022. Origini e fondazione”. Il convegno si è svolto presso Palazzo Locascio che è anche sede della Biblioteca comunale e, per l’occasione, è stato inaugurato un pannello in ceramica realizzato dalla bottega La Gioiosa di Burgio. Tanti i relatori che hanno esposto i loro interventi. Dallo storico Antonino Ciaccio al professore di storia dell’arte Giuseppe Ferrante passando per lo storico locale Vincenzo Vaccaro e per il responsabile dei Beni Culturali Ecclesiastici di Agrigento don Giuseppe Pontillo. Mediatrice della serata la dottoressa Letizia Bilella. Un incontro di studi fortemente voluto dal sindaco e dalla sua amministrazione grazie al sostegno dell’associazione Dromos guidata da Antonino Oliveri e che si inserisce nella serie di iniziative organizzate in vista del IV centenario della fondazione del piccolo comune agrigentino. La prima di queste iniziative ha avuto luogo lo scorso anno, oltretutto il primo della nuova amministrazione Dazzo, quando un partecipato corteo storico si è mosso dalle porte di Palazzo Locascio verso la Chiesa Madre. Qui davanti, un araldo (impersonato da Modesto Traulo) ha dato lettura della Licentia Populandi al cospetto della baronessa Francesca Perollo Lucchesi Palli (impersonata da Patrizia Giarratano), la quale ha consegnato al sindaco Dazzo le chiavi della città.

Quest’anno l’idea è stata quella di rievocare non la storia con abiti d’epoca e figuranti, ma la memoria storica. Tutto questo è stato possibile grazie agli interventi dei presenti al tavolo tecnico. Il dottor Ciaccio ha fatto un lungo excursus storico delle principali casate familiari che hanno avuto un ruolo predominante nella fondazione della città, ossia i Perollo, i Peralta e i Lucchesi Palli. Don Pontillo ha parlato della Biblioteca Lucchesiana di Agrigento. Lo storico Vaccaro ha letto dei documenti riguardanti le leggende del Crocifisso di Nicodemo e del Crocifisso di papa Onorio III legandosi così alla tradizionale devozione della comunità lucchese nei confronti del SS. Crocifisso che proprio in questi giorni viene festeggiato. Il professore Ferrante, si è soffermato invece sulle antiche cinque chiese che originariamente popolavano la maglia urbana del paese. Nel corso del XVI secolo la famiglia Perollo, a causa di contrasti con altre due potenti casate di Sciacca cioè i Peralta e i Luna, dovette lasciare la città e si trasferì verso oriente in uno dei feudi di sua proprietà denominato Culla, sito nel territorio tra Bivona e Villafranca Sicula. All’inizio del secolo successivo, proprietaria del feudo era Francesca Perollo che sposò Francesco Lucchesi Palli, discendente di una principesca schiatta originaria di Lucca in Toscana. Fu precisamente il 9 settembre del 1622 che donna Francesca ottenne l’autorizzazione di fondare in quel feudo, dove già era presente una piccola comunità di contadini al suo servizio, un centro urbano. In onore della famiglia di appartenenza del marito e della città dalla quale essa discendeva, tale nuovo centro venne chiamato Lucca (nel 1863 venne aggiunto al toponimo l’aggettivo Sicula). Al 1640 risale la prima architettura religiosa, la Chiesa Madre dedicata a Maria Santissima Immacolata, seguita dieci anni dopo dalla costruzione della chiesa del Rosario. A questi due edifici se ne aggiungevano altri tre di cui non rimane più nulla se non la memoria: la chiesa di san Giuseppe, quella di sant’Antonino e quella di santa Rosalia. Quest’ultima, in particolare, forse nacque come oratorio e oggi al suo posto si trova il palazzo comunale. Uno dei discendenti dei Lucchesi Palli, Andrea principe di Campofranco e vescovo di Agrigento, in quest’ultima città nel 1765 fondò la Biblioteca Lucchesiana, un vero e proprio scrigno di cultura che alla morte donò al pubblico agrigentino.

 

Una lastra in marmo ricorda tale donazione insieme ad alcune direttive che l’erudito vescovo teneva a precisare e che riguardavano la frequentazione della biblioteca, il modo di utilizzo dei libri e il mantenimento del religioso silenzio. In ultimo, un accorato appello a chi entrava nell’edificio “Non devi pagare nulla, ma uscire più ricco e tornare più spesso”. Un punto fermo per la comunità lucchese è il Crocifisso custodito in Chiesa Madre. Originariamente esso era collocato in una cappella dedicata nella chiesa del Rosario che purtroppo è chiusa al pubblico da più di vent’anni. Tuttavia, sono stati già avviati i lavori di restauro e a breve, come hanno confermato durante il convegno il sindaco e don Pontillo, verrà riaperta al pubblico. A conclusione del convegno storico, il sindaco Dazzo e l’amministrazione hanno donato ai relatori una mattonella in ceramica La Gioiosa in ricordo dell’evento.

Maria Concetta Bellavia

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