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Ragusa, l’esempio del macellaio positivo al Covid: ha chiuso egli stesso l’attività gestita dai familiari

Il commerciante era a casa da venti giorni, da ieri in isolamento anche i congiunti. E sulla gogna scatenata sui social interviene Cassì: ciò è intollerabile in un paese civile

(11 aprile 2020)

Sono in isolamento domiciliare i familiari del macellaio risultato positivo al test del coronavirus. E’ stato lo stesso commerciante, appena saputo dell’esito del tampone, a chiedere ai familiari che da circa venti giorni gestivano l’attività commerciale in sua assenza di chiudere l’attività per evitare ogni rischio. Un gesto serio, corretto e responsabile che non ha avuto bisogno di alcun intervento dell’autorità pubblica.

La nostra redazione è stata l’unica, già ieri, a pubblicare la notizia, in maniera corretta e veritiera e senza fornire alcun elemento sull’identificazione dell’attività commerciale. Nondimeno sui social e via WhatsApp si è scatenata una spregevole caccia all’untore cui facevano da contraltare accuse alla nostra redazione che avrebbe pubblicato una notizia non vera.

La notizia era vera, come tutte quelle pubblicate (sempre dopo rigorosa verifica di fonti attendibili) dalla nostra redazione. E sul caso interviene ora anche il sindaco di Ragusa Peppe Cassì per fare un po’ di chiarezza “riguardo il caso della macelleria che sta impropriamente imperversando sui social, dando vita ad allarmismi e a una gogna mediatica intollerabile in un paese civile.
Il titolare di questo esercizio commerciale, risultato ieri positivo al tampone, si era già opportunamente posto in isolamento. I familiari – osserva il sindaco – hanno deciso di chiudere a scopo precauzionale la macelleria, nella quale comunque erano a lavoro dipendenti che non avevano avuto contatti diretti con il soggetto in questione. È stato subito attivato il protocollo previsto in questi casi per ricostruire eventuali rapporti con altre persone, che nel caso di rischi, saranno direttamente informate. Anche i familiari conviventi sono stati sottoposti a tampone.
Quanto alla rapidità dei risultati, di cui è competente l’Asp, ho già chiesto verifiche ed è stato chiarito che i referti vengono forniti dando priorità ai soggetti sintomatici.
A tutti i ragusani – conclude Cassì – chiedo nuovamente lucidità e ragionevolezza: capisco la preoccupazione, ma lasciamo che siano le autorità competenti e non le catene whatsapp a ricostruire i fatti, tutelare la salute pubblica, darne corretta comunicazione”.

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