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La lunga strada dell’Icona Odigitria verso casa: da Burgio e ritorno, 28 anni dopo

Il parroco sospettato del furto, insieme alla cognata, ne morì per il dispiacere e oggi vi vogliamo raccontare la singolare e affascinante storia dell’icona bizantina della Madre della Consolazione, tornata nella sua chiesa nel 1995

(4 luglio 2019)

Fa parte del gruppo di “Icone Odigitrie”, dette così perché la Madonna indica con una mano Gesù, il quale di solito presenta un libro aperto sul quale è scritto “Io sono la via” (in greco “odòs”). Durante la Settimana Santa del 1992, l’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Bommarito, ricevette in confessione un fedele che lo invitò a prendere un pacco adagiato sul banco della chiesa e a riportarlo al suo posto. Un attimo dopo, il religioso si ritrovò completamente solo avvolto dal silenzio e dal gelo di una cattedrale ormai vuota in una fredda giornata di inizio primavera. Tolto l’involucro di fogli di giornale, il monsignore scoprì tre pezzi di tavola dipinta che, accostati, restituivano l’immagine di una Madonna. Nonostante non avesse idea di cosa si trattasse nello specifico e da dove potesse venire, si rese comunque conto che stava ammirando un oggetto rubato e di grande valore. Di concerto con la Questura di Catania, Bommarito cercò di risalire al luogo di origine del quadro, in modo da poterlo restituire al legittimo proprietario. Ma niente. L’ignoranza di notizie rendeva il mistero ancora più fitto fino a quando, parlando del caso con monsignor Alfonso Tortorici della diocesi di Agrigento, costui gli raccontò di un centro dell’agrigentino dove, molti anni addietro, si erano verificati dei furti nelle chiese: Burgio. Subito l’arcivescovo catanese scrisse una lettera al parroco del piccolo paese, don Giuseppe Marciante, informandolo del fatto e inviandogli anche una foto del quadro restituito. Grazie al confronto con la foto presente nell’articolo di un giornale dell’epoca, che fortunatamente si trovava nella locale stazione dei Carabinieri, si è scoperto che il quadro ritrovato in terra catanese altro non era che l’icona bizantina di cui la comunità burgitana aveva perso le tracce nel lontano 1964. La gioia fu immensa e incontenibile quando don Giuseppe, in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Rita da Cascia, informò la folla di fedeli che l’icona della Madonna di cui si stava perdendo la memoria miracolosamente era stata restituita.

Ma facciamo un passo indietro…di 28 anni! All’epoca, da più di trent’anni era arciprete di Burgio don Rocco Colletti. Costui, ormai ottantenne, si rese conto che quel semplice quadro della Madonna col Bambino racchiuso da una cornice in gesso sopra il portone principale della Chiesa Madre e che i fedeli non notavano quasi più, tanto anonimo non era. Esso, infatti, era stato oggetto, negli anni precedenti, dell’attenzione da parte di diversi mercanti che, invano, avevano tentato di acquistarlo. Don Rocco non aveva la benché minima intenzione di separarsene, perciò decise in gran segreto di togliere l’icona dalla chiesa e di nasconderla, letteralmente, nella vicina abitazione della cognata vedova, donna Maricchia Sortino. La Madre della Consolazione trovò il suo nascondiglio-rifugio dentro un armadio a muro chiuso a chiave, e le uniche volte in cui vedeva uno spiraglio di luce era quando donna Maricchia apriva l’armadio per accertarsi che fosse ancora là. Un gesto premuroso ma, in un certo senso, inutile, visto che gli unici a sapere della presenza dell’icona in quel dato posto erano soltanto lei e il cognato parroco. Eppure il 10 settembre del 1964 questo gesto riservò un risvolto inaspettato e agghiacciante. Come ormai era solita fare, la donna si apprestò ad aprire il prezioso nascondiglio, solo che la vista che si presentò ai suoi occhi non era quella a cui era abituata. Aprendo le ante dell’armadio si spalancò davanti a sé il vuoto; l’icona era sparita! In quel periodo donna Maricchia aveva in casa dei muratori che, nel loro andirivieni, lasciavano la porta aperta. Chiunque poteva intrufolarsi dentro l’abitazione. Tuttavia, appresa la notizia della scomparsa dell’icona, la popolazione additò i due cognati come i responsabili del furto. L’anno successivo don Rocco Colletti morì, si disse, di crepacuore, a causa del dispiacere dovuto all’evento. Donna Maricchia venne processata e assolta per insufficienza di prove. Costei, un mese dopo il fatto, aveva scritto un testamento spirituale nel quale scagionava sé e il cognato dalle accuse e pregava il responsabile, di cui conosceva l’identità che non svelò mai, di pentirsi e restituire il prezioso quadro. Per sua volontà, tale testamento venne letto il giorno del suo funerale nel gennaio del 1986.

Ritorniamo agli anni ’90. Avendo certezza che il quadro restituito a monsignor Bommarito era l’icona della Madre della Consolazione di Burgio, don Giuseppe Marciante non esitò a recarsi in tutta fretta a Catania. Da lì il prezioso carico si fermò, su disposizione del vescovo di Agrigento, monsignor Carmelo Ferraro, presso il monastero Santo Spirito del capoluogo di provincia, mentre si decideva sul da farsi. Il 9 maggio 1993 Papa Giovanni Paolo II, in Sicilia per una visita pastorale, celebrò messa a Piano San Gregorio, al di sotto della Valle dei Templi, e dal palco allestito per l’occasione troneggiava sui presenti l’icona, insieme al Crocifisso di Santa Margherita Belice. Il passo successivo fu il restauro affidato a uno specialista romano. Venne organizzato un comitato (composto da don Giuseppe Marciante, dal sindaco Giuseppe Maniscalco, Vito di Leonardi, Michele Valenti, Giuseppe Cottone, Giuseppe Spitaleri, Giuseppe Puleo, Antonio Cuttonaro) che si assunse il compito di reperire la somma necessaria. Dopo vari mesi passati a Roma, presso la Basilica di san Giovanni in Laterano, l’icona tornò nuovamente ad Agrigento, mentre a Burgio ci si affaccendava per la preparazione della nuova collocazione. Si decise di non riporla nuovamente dentro la cornice in gesso sopra la porta, rimasta vuota per ormai trent’anni, ma di darle una più degna sistemazione nella navata di destra della Chiesa Madre. Dopo tutte queste vicissitudini e spostamenti vari da città in città, la Madre della Consolazione si avviava finalmente verso il suo luogo natìo, dal quale era stata ingiustamente e crudelmente sottratta. Il 30 aprile 1995 alle porte del paese l’attendevano i due arcivescovi di Agrigento e Catania, mentre una folla gremita si era radunata in piazza Umberto I da dove poi partì una festante processione verso la Madrice.

Ad accompagnare questa processione erano anche presenti l’Archimandrita Papas, convenuto a Burgio in luogo del vescovo di rito greco, e un gruppo da Contessa Entellina nei tipici costumi albanesi. La presenza di questi rappresentanti della Chiesa Ortodossa era stata richiesta per l’occasione, visto che l’icona è un esemplare facente parte del gruppo di rappresentazioni sacre che ha avuto diffusione nell’ambiente greco-bizantino nel V secolo circa e che è arrivato a noi per il tramite di fedeli siciliani di rito greco-ortodosso, secondo alcuni nell’XI-XII secolo mentre secondo altri nel XVI secolo. Nel 2015, per la ricorrenza del XX anniversario del ritorno in patria dell’icona di Burgio, venne organizzata una solenne celebrazione eucaristica e venne pubblicato l’opuscolo “L’icona di Maria SS. Madre della Consolazione ritornata” a cura di Vito di Leonardi e in collaborazione con Giuseppe Puleo, due dei membri del comitato pro-icona. Un opuscolo che decisamente non può mancare nelle case di chi ambisce ad arricchire la propria conoscenza riguardo l’affascinante storia appena raccontata.

Maria Concetta Bellavia

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