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La Commissione nazionale antimafia presto a Siracusa: l’annuncio del presidente Nicola Morra

“La mafia ha una strategia che muove dagli interessi e che si adatta ai tempi. Se la politica volesse schiacciarla, probabilmente in 10 anni ci riuscirebbe” ha detto, tra le altre cose, Antonino De Luca, componente commissione regionale Antimafia

(10 giugno 2019)

Mafia non è soltanto gangsterismo predatorio, è molto di più. È un fenomeno che appesta il nostro paese da circa due secoli e questo vuol dire, secondo logica e buon senso, che sono gangster senza dubbio ma con qualcosa in più rispetto agli altri”. Ha esordito così Giancarlo Caselli, ex procuratore di Palermo, durante il suo intervento in occasione del convegno dedicato al delicato tema del rapporto tra “Mafia e Politica”, organizzato e moderato da Stefano Zito, ex componente regionale della Commissione Antimafia e deputato all’Ars, svoltosi al salone Papa Giovanni Paolo II a Siracusa. Insieme a Caselli, relatori d’eccezione sono stati Guido Lo Forte, ex procuratore di Messina, Nicola Morra, presidente commissione parlamentare Antimafia nazionale, e Antonino De Luca, componente commissione regionale Antimafia. “Sono gangster – ha continuato Caselli – con in più le relazioni esterne, un intreccio osceno nascosto, fuori scena di interessi, di affari con pezzi della politica, dell’imprenditoria, del mondo degli affari, della finanza e delle istituzioni, che sono la spina dorsale del potere mafioso che spiega la sopravvivenza di questo fenomeno così a lungo. Se la mafia è indiscutibilmente così, non è soltanto ala militare e intreccio con pezzi della legalità ma vuol dire che la lotta si deve fare sull’uno e sull’altro versante. Quando Lo Forte e io abbiamo scritto il libro “La verità sul processo Andreotti”, – ha raccontato poi – il popolo italiano, inconsapevolmente e in buona fede, era convinto che l’onorevole Andreotti fosse innocente. Da parte sua, invece, c’è stato un contributo non effimero, al contrario, molto forte”. La delegittimazione è sempre la più potente delle armi. Così si distrugge l’antimafia, perlomeno quella vera, quella più pericolosa. Nei confronti del Pool antimafia di Falcone e Borsellino si scatenò un attacco mediatico su più fronti, di immani proporzioni, con accuse di politicizzazione e di uso abnorme degli strumenti giudiziari per fini personali di potere.

Cosa accadde all’epoca del suo insediamento presso la Procura di Palermo e durante gli anni del suo operato? Si verificò un analogo “linciaggio” mediatico-politico? Sono queste le domande che Stefano Zito ha posto all’ex procuratore Caselli: “La delegittimazione di Falcone e Borsellino ha avuto degli effetti dirompenti a tutti i livelli – ha concluso Caselli – Ci sono dei prezzi che si devono pagare quando si svolge il proprio dovere, e non soltanto con la vita e col sangue come è successo a Falcone e Borsellino”.

Un prezzo pesante lo ha pagato anche il procuratore Guido Lo Forte, che ha condotto le indagini sulle dichiarazioni dei pentiti che portarono al processo al sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti. A distanza di oltre un ventennio dalle stragi del 1992 (Capaci e via D’Amelio) e del 1993 (Firenze, Milano e Roma) come mai rimane ancora in primo piano la questione della criminalità organizzata? La mafia costituisce una semplice “anomalia” del nostro Paese o, piuttosto, consiste nella esplicazione di un modello di sviluppo inquinato e inquinante che frena e ostacola lo sviluppo del Mezzogiorno e, più in generale, del nostro Paese? Zito lo ha chiesto a Guido Lo Forte, che ha risposto così: “Le stragi furono una vera tragedia nazionale, a seguito della quale si pensò che le coscienze fossero definitivamente scosse, pensiero che per qualche tempo si rivelò efficace. Ma ciò che si sperava fosse scomparso riprende, e l’orologio torna indietro nel tempo. Dopo le stragi si ritorna gradualmente a quel sistema. Chi lo ha più efficacemente descritto è il generale Carlo Dalla Chiesa, parlando di “polipartito della mafia”, espressione indovinata e preziosa perché fa capire che esiste un sistema di potere trasversale che passa attraverso i partiti, l’economia, e pian piano si ricrea dopo le stragi e di cui, ancora oggi, se ne sentono gli effetti. Dalla trasparenza siamo passati all’occulto, a zone grigie”.

Dell’evoluzione del fenomeno mafia nel tempo ha parlato, nel suo intervento, Antonino De Luca, componente regionale della Commissione Antimafia: “La mafia –  ha affermato De Luca – si è affinata nel tempo, partendo però sempre dal controllo del territorio, e si interfaccia con i vari livelli, andando ad offrire il proprio pacchetto di voti, perché una volta che è dentro riuscirà a condizionare elementi politici e burocratici. La mafia senza la politica non conterebbe quanto conta, quando le cosche si trasformano in comitati elettorali agevolano certe cose”. Antonino De Luca ha elaborato un excursus storico degli anni in cui gli intrecci e i rapporti tra mafia, politica, imprenditoria ed economia hanno avuto una crescita esponenziale. “La mafia ha una strategia che muove dagli interessi e che si adatta ai tempi. Se la politica volesse schiacciare la mafia, probabilmente in 10 anni ci riuscirebbe” ha concluso De Luca.

Dare un occhio al sistema Siracusa, che si sta allargando, e puntare i riflettori su certi processi è ciò che ha sottolineato Stefano Zito introducendo l’intervento di Nicola Morra, il quale, a margine del convegno, ha annunciato che la commissione potrebbe essere presto in città. “Secondo noi esiste un sistema Italia in cui Siracusa si è inserita – ha commentato Nicola Morra Noi non abbiamo il coraggio di affrontare certe verità come quella per cui Giulio Andreotti è stato riconosciuto in associazione a delinquere di stato mafioso fino a una certa data. Questi sono processi di deresponsabilizzazione. Gli italiani non abbiamo mai avuto questa volontà di arrivare alla verità e, anche oggi, la vogliamo? Per sconfiggere le mafie dovremmo essere più radicali in alcune scelte, anche perché in questo modo cambierà la nostra mentalità che è la strada da seguire per salvare il nostro Paese. Se tutti investissimo in conoscenza potremmo avere risultati più floridi per schiacciare i parassiti della mafia”, ha concluso Nicola Morra.

Nadia Germano Bramante

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