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Davide Bramante: lo sguardo sulla città di un siracusano in trasferta

Abbiamo raggiunto telefonicamente a Bologna il noto fotografo, che si prepara ad una nuova mostra delle sue opere a Capalbio, ma sempre con la città di Aretusa nel cuore

(9 luglio 2019)

Domani un nuovo appuntamento con “Agenda della partecipazione”, l’iniziativa voluta dal sindaco, Francesco Italia, per incontrare i cittadini direttamente nei quartieri e affrontare con loro i problemi della città, ascoltandone le istanze. L’incontro, che si terrà nel quartiere Akradina, presso l’Istituto delle Suore Francescane, in via dell’Olimpiade, 29 dalle 18 alle 20, sarà l’occasione per tornare a parlare di differenziata in città attraverso l’iniziativa “Porta a Porta: campagna informativa per una differenziata di qualità per i quartieri della città”. Venerdì 12 luglio, sempre dalle 18 alle 20 sarà invece la volta delle Contrade Marine con l’incontro all’Hotel Casale Milocca, Traversa Case Troia, n.13.

Queste le date comunicate, ma a proposito di opinioni dei cittadini sull’andamento della città, anche noi di Ialmo abbiamo voluto approfondire il tema, cominciando, però, da un siracusano che gira il mondo per questioni di lavoro, ma che, appena libero, torna subito alla sua amata Siracusa, perché di lei non può fare a meno. Come vedi la città oggi? Lo abbiamo chiesto a Davide Bramante, fotografo d’arte nato e cresciuto a Siracusa ma che dopo aver trascorso tredici anni tra Torino, Roma, Bologna, Milano e New York, nel 1999, è tornato a vivere qui continuando a spostarsi per esporre le sue opere in ogni parte del mondo. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Bologna, dove si prepara ad una nuova esposizione che lo porterà ad organizzare una mostra delle sue opere a Capalbio ma sempre con la città di Aretusa nel cuore. “Premetto che non sono una persona negativa, – esordisce – anzi tutto il contrario. Giro il mondo per lavoro e sono abituato a vedere sempre il lato positivo delle cose, ma sulla mia città ho, purtroppo, qualche perplessità. Fino a poco tempo fa vivevo in Ortigia, poi ho deciso di vendere casa e provare ad investire comprando casa in provincia di Siracusa a Palazzolo Acreide. La mia è stata una scelta consapevole perché il centro ibleo, a differenza di Ortigia, è rimasto a misura d’uomo, ho riscontrato semplicità, cortesia ed educazione che purtroppo da tempo cominciavo a non vedere più a Siracusa”.

Cosa pensi sia cambiato nella tua città? 

Prima con l’avvento dell’era industriale e poi con l’arrivo di un turismo di massa, quasi fuori controllo, la città si è imbastardita e tutti quel che vengono qui, che sia la zona industriale o l’ambito turistico, vogliono solo fare business e soldi, senza badare alla qualità della vita e alla perdita di valori. Ci siamo incattiviti per inseguire la moda, il business del momento. Prendi Ortigia per esempio, molti residenti come me se sono andati o pensano di farlo, in compenso sono nate ad ogni angolo tante piccole attività che spesso offrono gli stessi servizi, B&B, ristoranti, trattorie ma molti senza qualità, è tutto improvvisato. Questo non fa certamente bene alla nostra economia, perché quando porti avanti un’attività devi farlo seriamente, offrendo qualità oltre ai prodotti tipici.

Da cosa dipende?  

A mio parere mancano i controlli, una seria programmazione da parte dell’amministrazione nella visione della città. Si scende troppo spesso a compromessi, il più delle volte perdendo di vista l’obiettivo iniziale.

Ti definiresti più arrabbiato o deluso rispetto a ieri?

Il mio è il giudizio di un siracusano deluso che, attenzione, non è solamente per questioni eclatanti come la troppa spazzatura in giro, se ci fai caso questo è un problema comune a molte grandi città, piuttosto qui si poteva affrontare un po’ meglio, magari non aspettando all’ultimo momento l’obbligo regionale della differenziata. Si poteva provare gradualmente, com’è avvenuto a Torino dove ho vissuto, a far capire ai cittadini come e cosa fare per tutelare se stessi, la propria città e l’ambiente, poi pian piano sarebbero seguite le sanzioni, perché in alcuni casi servono!

Ma quindi tutto sbagliato? 

Sono convinto da sempre che Siracusa sia la più bella città al mondo, ma i siracusani dobbiamo ancora crescere, guardiamo sempre altrove per cercare modelli di sviluppo, invidiandoci tra di noi senza pensare che non solo non porta a nulla ma potenzialmente avremmo tutti i numeri per far emergere alla grande questa città senza copiare nessuno. Al contrario, dovremmo essere noi a trarre il meglio dalle esperienze di molte realtà che ho visto in giro per il mondo per trasformarle con le nostre qualità alla “siracusana”, nel senso migliore del termine.

Cosa ne pensi dell’iniziativa del sindaco di andare in giro per i quartieri ad ascoltare la cittadinanza?

Penso che sia un’ottima idea, in primo luogo perché bisogna sempre mantenere il contatto con i cittadini, ascoltare le loro idee, anche se poi ci sono decisioni che solo gli amministratori possono prendere ma tenere conto dell’opinione pubblica è fondamentale. In secondo luogo perché non esiste solo Ortigia. Ti faccio un esempio, se devo dare una festa e invitare i miei amici io non utilizzo solo il salotto buono ma tutta la casa, perché deve essere vissuta ed utilizzata a pieno. Dove si vive di più statisticamente, in salone o in cucina? Sicuramente in cucina perché è più pratica e congeniale per mille cose e così dovrebbe essere la nostra città. Cominciare a fare eventi e creare spazi di condivisione nella splendida Borgata ma anche in tutti gli altri quartieri, certo per fare questo occorrerebbe migliorare i servizi, a cominciare dai trasporti e li siamo proprio indietro…

Ti lasciamo alla prossima fatica che ancora una volta ti porta lontano da Siracusa dove magari tornerai ad esporre prima o poi?

Sicuramente, ma per adesso devo ancora “crescere”, intanto sto preparando una personale che aprirà i battenti a Capalbio il prossimo fine settimana, esporrò 12 opere scattate in giro per il mondo, tra New York, Roma, l’Avana ed altre città dove a prevalere è il mio amore per l’uso tradizionale della pellicola che è il materiale che mi piace usare e che contribuisce a dare vita alle mie “visioni”.  

Nadia Germano Bramante  

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