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Covid-19, accuse e tensioni a Modica: la figlia della donna giunta da Pavia smentisce il sindaco

“Chi mai avrebbe potuto pensare che aveva il coronavirus visto che non aveva febbre, nè gravi problemi respiratori? Premetto che ho avvisato Protezione civile, Regione, Comune. È stata solo sfortuna” - scrive in un post la figlia

(24 marzo 2020)

Fa discutere la durezza delle accuse pronunciate dal sindaco di Modica Ignazio Abbate sul caso della donna giunta da Pavia e risultata positiva al coronavirus. Tanto più che la versione di Abbate viene radicalmente contestata dalla famiglia.

Poche ore fa ha risposto la figlia della donna (le cui condizioni nel frattempo si sono aggravate ed è stato necessario il trasferimento in terapia intensiva) con un post su fb: “Scrivo solo per chiarire, poi ognuno si senta in diritto di augurare la morte a chiunque. Anzitutto – sono le sue parole – la mamma non era in quarantena poiché non aveva motivo di esserlo. Ha 73 anni, con tutte le esigenze di salute di un’anziana. Io vivo a Pavia, si è trovata a casa mia per altri problemi nel bel mezzo di questo inferno. A un certo punto aveva bisogno delle sue cose, del suo medico ed è tornata a casa sua, perché lei VIVE (il maiuscolo è originale, ndr) A Modica. È tornata come tanti che sono tornati. Qui non c’era la possibilità che rimanesse ulteriormente.
Detto ciò, chi mai avrebbe potuto pensare che aveva il coronavirus visto che non aveva febbre, nè gravi problemi respiratori? Premetto che ho avvisato Protezione civile, Regione, Comune. È stata solo sfortuna. Sappiate che ci sono in giro tanti asintomatici che sono i più pericolosi. Da mia madre vi potete difendere da quelli no! È stata solo sfortuna. Sappiate che ci sono in giro tanti asintomatici che sono i più pericolosi. Da mia madre vi potete difendere – conclude – da quelli no!”.

Il contrasto tra le due versioni è stridente. Se la figlia potrà documentare di avere segnalato i fatti agli enti e organismi pubblici citati, le accuse del sindaco risulterebbero infondate, oltre che abnormi e certamente non conformi al clima di senso di responsabilità, individuale e collettivo, di cui oggi c’è bisogno.

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