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Coronavirus, chiusura di fabbriche e industrie: ecco quali nel testo del nuovo decreto

Finora sono stati troppi i lavoratori costretti a recarsi sul proprio posto di lavoro mettendo a rischio la propria salute e quelle dei propri colleghi

(22 marzo 2020)

Negozi di pc, smartphone e informatica in generale resteranno aperti. Così come supermercati, farmacie, banche, Poste. Ma il giro di vite contenuto nell’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri è netto e questa volta non riguarda solo il commercio ma investe fabbriche e industrie in genere. Finora sono stati troppi i lavoratori costretti a recarsi sul proprio posto di lavoro mettendo a rischio la propria salute e quelle dei propri colleghi in attività che l’esecutivo non ritiene “essenziali”.

Il decreto parla di “sospensione delle attività produttive industriali o commerciali” ad eccezione delle filiere necessarie e di quelle che consentano il funzionamento di queste ultima e indica un elenco con poco più di 100 attività che potranno continuare a restare attive. Allo stesso tempo però, il testo provvisorio del provvedimento spiega che “resta fermo, per le attività commerciali, quanto disposto dal dpcm 11 marzo 2020 e dall’ordinanza del ministro della Salute del 20 marzo 2020”.

Il provvedimento consente “sempre l’attività di produzione, trasporto, commercializzazione consentita e consegna di farmaci, tecnologia sanitaria e dispositivi medico-chirurgici nonché di prodotti agricoli e alimentari. Resta altresì consentita ogni attività comunque funzionale a fronteggiare l’emergenza”. Garantite, inoltre, le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale, previa autorizzazione del prefetto. Le attività sospese, si legge nel testo, possono continuare con lavoro agile.

Ecco il testo del nuovo decreto

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