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Al via le riprese del nuovo film di Giuseppe Ferlito “Re Minore”: a Sciacca oggi il primo ciak

Il cast si sposterà poi a Burgio, Caltabellotta, Chiusa Sclafani e sull’Etna. "Mi è stato già chiesto di fare un film in Sicilia, - ha detto il regista in conferenza stampa - ma ho storto il naso perché volevano storie di mafia o folkloristiche. Le solite cose sulla mia terra che a me non interessano"

(22 luglio 2019)

La Sicilia come terra di contraddizioni e di contrasti sarà il set esclusivo di “Re Minore”, il nuovo film indipendente scritto e diretto da Giuseppe Ferlito. Regista, sceneggiatore, montatore, produttore cinematografico e docente, Ferlito nasce a Burgio, dove trascorre gli anni dell’infanzia fino a quando non si trasferisce a Sciacca, all’età di sedici anni. Poco più che ventenne lascia definitivamente la sua terra alla volta di Firenze dove, nel 1994, fonda la Scuola di Cinema Immagina, di cui è docente e direttore artistico. Nel 1998, con “Doppio Petto”, Ferlito rende omaggio al suo piccolo paese dell’agrigentino, scegliendolo come scenario principale delle riprese del suo mediometraggio.

Il regista burgitano dopo 20 anni torna nella sua amata Sicilia e la rende protagonista di “Re Minore”, un lavoro intriso di filosofia, di spiritualità e di arte. Oggi a Sciacca il primo ciak, dopodiché le riprese si sposteranno a Burgio (che è il set principale), Caltabellotta, Chiusa Sclafani e sull’Etna. Venerdì scorso ha avuto luogo la presentazione del film ai giornalisti presso la Sala Blasco del Comune di Sciacca. Ad aprire l’incontro Vito Ferrantelli, presidente del consiglio comunale di Burgio nonché grande amico del regista, il quale ha sottolineato il ruolo essenziale di progetti come questo per la valorizzazione e promozione del nostro territorio. Dello stesso avviso sono state le parole del vicesindaco di Sciacca, Gisella Mondino, la quale ha affermato che “è necessario unire le forze e le energie tra i vari comuni soprattutto quando si presentano occasioni di questo tipo”. L’assessore al turismo e allo spettacolo di Sciacca, Accursio Caracappa, ha avuto il ruolo di mediatore dell’evento.

Un cast quasi interamente siciliano. Dopo le audizioni dello scorso dicembre sono stati scelti i burgitani Gabriele Ferrantelli nel ruolo del protagonista Mimí, Francesco Catalanotto (Mimí da piccolo) ed Emanuela Bonaccorso (Dorella) insieme ai saccensi Vincenzo Catanzaro nel ruolo del maestro Corona, Santo D’Aleo (il papà di Mimí), Nicola Puleo (padre Santino) e Barbara Cappucci (preside della scuola). Alla loro presenza e bravura si aggiunge quella di Letizia Toni, la dolce toscana che interpreta il ruolo di Mirella, compagna di Mimí. Per Ferlito, soprattutto dopo “Doppio Petto”, è sempre stato forte il desiderio di tornare a girare in patria. “Non ho la presunzione di parlare della Sicilia – ha detto in conferenza stampa – ma della mia Sicilia, della mia terra, luogo di contraddizioni ma anche di poesia e umanità. La Sicilia per me è una specie di laboratorio, dal punto di vista artistico, dove si può trovare grande ispirazione. Se la telecamera mi casca per terra e continua a girare, questo materiale non è da buttar via. Quando scendevo giù, mi guardavo intorno e vedevo le mie storie, quelle che volevo raccontare. Mi è stato già chiesto di fare un film in Sicilia, ma ho storto il naso perché volevano storie di mafia o folkloristiche. Le solite cose sulla mia terra che a me non interessano”.

Mimí è un musicista sperimentale che torna in Sicilia per rinnovare e perfezionare la sua arte. Qui incontra il maestro Corona, suo vecchio insegnante, che invece non gradisce l’arte del giovane ragazzo, secondo lui poco comprensibile. Egli definisce quello che un tempo era il suo discepolo non un compositore, ma un inventore di musica da lui non apprezzata. Ed è attorno a questa disputa che si sviluppa il filo conduttore di tutta la trama, cioè il confronto-scontro. Un contrasto inizialmente artistico si evolve in contrasto umano. Da una parte il vecchio maestro, legato a un’arte ancorata ai vecchi tecnicismi e lui stesso espressione di una Sicilia tradizionale e poco incline alle novità e al cambiamento, dall’altra Mimí che fa dell’innovazione e dello sperimentalismo i suoi cavalli di battaglia e che ricerca la vera essenza della musica partendo dell’anima pulsante della materia. In tale contesto si inserisce la figura di padre Santino, la cui storia si intreccia con quelle dei protagonisti. Arrivato da poco nel piccolo paese e amante di arte sacra, si avvicina a Mimí, del quale apprezza la musica (tanto da sceglierla per le sue funzioni religiose), diventandone la guida spirituale.

“Re Minore” è un film costruito su un articolato intreccio e con una forte impronta spirituale. I personaggi sono delle figure complesse e particolari che cambiano e si evolvono costantemente nel corso di tutto il film, fino al finale drammatico.

Maria Concetta Bellavia

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