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40esima edizione dell’Infiorata di Noto: grande successo per la festa a colori del barocco siciliano

Il sindaco Bonfanti: "L’Infiorata non è una manifestazione dell’Amministrazione, ma di tutta la città di Noto e del Val di Noto, e sempre più alla Sicilia tutta"

(25 maggio 2019)

Un successo che varca i confini della Sicilia irradiandosi oltre l’Europa fino a raggiungere, in un abbraccio ideale, i nostri concittadini emigrati ed ormai parte integrante del tessuto di due grandi Paesi, il Nord America e il Canada. Parliamo della 40esima edizione dell’Infiorata di Noto, in provincia di Siracusa, la manifestazione promossa ed organizzata dal Comune di Noto,  che ha chiuso i battenti lo scorso fine settimana facendo registrare numeri da record. Ormai divenuto un appuntamento irrinunciabile e di grande impatto mediatico per le migliaia di visitatori, provenienti dall’Italia e dall’estero, registrati ogni anno durante la tre giorni di festa, l’evento è cresciuto assumendo via via una connotazione sempre più internazionale. Dai preparativi per la progettazione e realizzazione finale degli artistici ed ormai celeberrimi bozzetti creati dalla maestria degli artigiani infioratori netini, alle mostre d’arte, le sfilate dei cortei in costume d’epoca, passando attraverso convegni, rappresentazioni teatrali, sagre ed altri innumerevoli eventi collaterali, l’Infiorata di Noto è ormai figlia di contaminazioni e commistioni fra generi che la rendono l’appuntamento principe dell’ampia e variegata “Primavera Barocca”.

Un successo che non è figlio del caso, ma frutto di una seria e lungimirante pianificazione, da parte dall’Amministrazione netina, sulla base dell’esperienza maturata e di un sapiente lavoro di squadra tra pubblico e privato. Un percorso non privo di ostacoli ma denso di soddisfazioni, in grado di trasformare nel corso di pochi anni una manifestazione di provincia in un brand unico ed irripetibile, sinonimo di bellezza, qualità e professionalità legate al territorio del Val Di Noto.

A parlare di questo piccolo-grande miracolo operato sull’immagine e l’identità della città di Noto, con evidenti ricadute in termini di ricchezza sul territorio, abbiamo chiamato il sindaco della cittadina regina del Barocco siciliano, Corrado Bonfanti, con il quale abbiamo fatto il punto della situazione sul territorio che amministra ormai da due mandati e sulle sue numerose contraddizioni.

Sembrerà una domanda banale ma a cosa reputa il successo sempre crescente dell’Infiorata?

Beh devo dire che siamo stati fortunati… – risponde scherzando Bonfanti.  A Parte la battuta, la fortuna ci vuole sempre perché le variabili che entrano in gioco sono sempre tante, tra tutte il fattore climatico, se il tempo regge, un’infiorata con la buona temperatura e la giusta luce è qualcosa di strepitoso. Al contrario se fa maltempo, pioggia e vento è facile comprendere che questo vanificherà gli sforzi fatti. Per quanto riguarda l’aspetto organizzativo devo dire che siamo ormai a conoscenza di tutta una serie di fenomeni, considerando sempre elementi nuovi di valutazione, che ci consentono di poter affrontare il tutto al meglio nella successiva edizione. In linea di massima, dopo aver fatto otto edizioni con questa amministrazione, siamo riusciti a collaudare un metodo, un format che lascia davvero poco spazio all’improvvisazione.  L’altra cosa di cui sono molto contento è che da quest’anno abbiamo voluto lanciare, ferma restando l’internazionalizzazione della manifestazione, è il richiamo alla memoria. Quest’idea mi è venuta nell’affrontare le discussioni che riguardano i fenomeni migratori attuali e le realtà ad essi legate che spesso sfuggono ai giovani e a molti governanti. Sono coloro che per una serie di motivi non conoscono bene il fenomeno migratorio, che prima ancora di quello attuale, ha caratterizzato nel bene e nel male noi meridionali. Abbiamo così deciso di affrontare questo tema raccontando, attraverso i 16 bozzetti floreali ma anche con mostre, incontri e testimonianze dirette, la storia della migrazione dei siciliani in America e Canada. Un format che ha suscitato grandi emozioni e commozione, anche grazie al percorso espositivo di “Casamerica”, la suggestiva mostra curata dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania, che ci ha consentito di immergerci nella realtà dei viaggi della speranza dei nostri concittadini verso il nuovo continente. Un’esperienza che sicuramente ripeteremo nelle prossime edizioni, continuando a raccontare l’emigrazione dei siciliani verso altri Paesi. A questo proposito sono contento di annunciare che, visto il successo del tema di quest’anno, il 29 maggio sarò chiamato a relazionare al Ministero degli Esteri, nella sede della Farnesina, nell’ambito di un tavolo tecnico costituito sul tema del “Turismo delle radici”, spiegando l’idea che abbiamo pensato per questa edizione dell’Infiorata di raccontare le nostra storia.

 Sindaco, in questi casi è fondamentale il lavoro di squadra, come siete riusciti ad ottenerlo?

Ciascuno per le proprie competenze e professionalità ha messo del suo realizzando un contesto che ha dato grandi soddisfazioni anche attraverso gli spettacoli, dagli infioratori, ai cortei in strada, voglio ricordare inoltre gli attori della Fondazione Teatro  “Tina di Lorenzo”  i giovani della Cooperativa “Argante che hanno rappresentato “I tre moschettieri” in attesa del Corteo Barocco che quest’anno ha festeggiato i suoi vent’anni, insomma un grande insieme dove tutti hanno recitato il proprio ruolo con una parte importante.

Il successo di ogni manifestazione si deve però anche alla collaborazione da parte della cittadinanza e Noto da questo punto di mista come ha reagito?

La risposta è semplice e complessa allo stesso tempo perché quello che abbiamo fatto in questi anni è cercare di far comprendere che l’Infiorata non è una manifestazione dell’Amministrazione ma di tutta la città di Noto e del Val di Noto e sempre più alla Sicilia tutta. Io dico sempre che è un nostro momento altissimo e quindi dobbiamo viverlo al meglio e quando abbiamo avuto successo ho detto sempre che siamo stati bravi tutti. Questa cosa è stata metabolizzata e ognuno pian piano fa il proprio sacrificio, dal più piccolo al più grande per fare riuscire questa festa che da una parte fa crescere la comunità, dall’altra la proietta esportandola nel mondo.

Questa è la chiara dimostrazione che Noto può e deve vivere di turismo?

Assolutamente, sono otto anni che investo in cultura e turismo, in recupero di beni naturalistici ed aree museali! La prossima settimana, per esempio, inaugureremo dopo oltre trent’anni il Museo civico completamente ristrutturato.

Questo è sicuramente un modello di sviluppo da perseguire in un panorama che vede i comuni siciliani sempre più penalizzati dalla mancanza di trasferimenti regionali e nazionali, Noto come sta da questo punto di vista?

E’ vero purtroppo, molti comuni fanno i conti con i piani di riequilibrio, noi da questo punto di vista stiamo un po’ meglio ma soffriamo lo stesso, cerchiamo di stringere i denti quando è possibile farlo ma la situazione rimane molto critica. Con la mancanza di trasferimenti e un evasione dei tributi quasi al 50% c’è tanto da recuperare ma noi al contempo cerchiamo di adottare altre strategie.  Incrementiamo i residenti, il monte imponibile irpef e quindi incrementiamo i soggetti che hanno redditività da lavoro dipendente e anche da imprese che iniziano a trasferirsi nel nostro territorio, riduciamo al minimo la disoccupazione perché tutte le attività nuove, dalla ristorazione ai B&B hanno bisogno sia di diretta gestione, sia di servizi dell’indotto. Per cui, sotto questo punto di vista abbiamo lavorato e  l’economia comincia a circolare.

Chiudiamo questa nostra chiacchierata con il tema sanità e più precisamente la questione del ridimensionamento dell’Ospedale di Noto e la rifunzionalizzazione dei servizi, che novità da questo fronte?

Questo territorio ha necessità di servizi sanitari, su questo siamo tutti d’accordo, allora il tema non è tanto dove inserire i servizi ma che ci siano. Il problema fondamentale per cui abbiamo fatto sentire la nostra voce e torneremo presto a farlo è che è impensabile che spostino reparti perché manca il personale e si trasferiscano interi reparti in altre strutture lontane. Tutto ciò è ricolo, impensabile, fuori luogo, oltrettutto sono quasi novanta giorni che attendiamo quindi evidentemente c’è qualcosa che non va e magari qualcuno sta remando contro. Comunque la prossima settimana valuteremo il lavoro di ricerca dei professionisti da includere in pianta organica, svolto dal manager dell’Asp, sia attraverso il bando, sia attraverso una convenzione con le Asp di Catania e Ragusa e valuteremo la sua evoluzione. In ogni caso il primo passo importante da fare per noi rimane quello di far rientrare i reparti in questo momento chiusi al Trigona, dopodiché, quando saranno da trasferire si trasferiranno ma quella è un’altra storia… I fenomeno non bisogna affrontarlo in termini campanilistici ma di logistica. Se i reparti fossero adesso ad Avola si potrebbe protestare su alcune cose ma in ogni caso c’è un decreto che lo  stabilisce quindi o si rispetta il decreto o lo si impugna come abbiamo fatto noi e si aspetta la sentenza del Tar oppure si applica e in questo momento non lo si sta facendo perché i reparti sono a Siracusa, in questo sono molto schietto. Ci sono tante situazioni aperte, anche per la questione della rifunzionalizzazione ma speriamo di chiuderle una alla volta”.

Sindaco, nella sua biografia si legge “Noto è un Treno in corsa, non fermiamolo…” ma dove vuole arrivare?

Alla prima stazione utile che è quella che consolida la città ad un livello di sviluppo, di accoglienza e di coinvolgimento tale da raggiungere un grado di maturità sufficiente per comprende che bisogna tutti operare e remare dalla stessa parte e sentirci grandi, non solo nel pensiero ma anche nei fatti.

Nadia Germano Bramante

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