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Ragusa scende in piazza per dire no alla guerra: bagno di folla per le vie del centro

Cassì: "Sono tanti i ragusani che si stanno mobilitando per offrire il proprio sostegno al popolo ucraino"

(2 marzo 2022 – Ragusa – guerra)

Amministratori, esponenti politici – senza distinzione di colori e bandiere – ma anche e soprattutto centinaia di semplici cittadini questa sera sono scesi in piazza, a Ragusa, per dire no alla guerra. Un bagno di folla ha invaso piazza San Giovanni e le strade del centro storico per la marcia della pace, per manifestare contro tutto ciò che sta subendo il popolo ucraino.

“La manifestazione di oggi – dichiara il sindaco Cassì – dimostra come la comunità ragusana sia informata e particolarmente sensibile su ciò che sta accadendo in Ucraina. Sono tanti i ragusani che si stanno mobilitando per offrire il proprio sostegno al popolo ucraino vittima di una aggressione terribile. La nostra è una comunità sana, che sa compattarsi in nome di valore supremi come quelli della libertà e della pace: la piazza di stasera ne è una dimostrazione plastica. Quanto sta accadendo deve farci riflettere e rendere consapevoli della situazione privilegiata in cui ci troviamo. Proprio al termine di una guerra tragica, il nostro Paese si è dotato di una Costituzione su cui poggia quell’architettura democratica che fa sì che in Italia non possa accadere ciò che invece è successo in Russia e succede in altre parti del mondo. Un bilanciamento dei poteri che altrove è tutt’altro che scontato”.
Prosegue: “In assenza di questo equilibrio, la storia ce lo insegna, arriva sempre, prima o dopo, l’affermazione di un tiranno; un uomo solo al comando che inevitabilmente tende ad espandere i confini della propria Nazione e la trascina in guerra. Si parla spesso a sproposito anche di mancanza di democrazia , ma ecco quali sono gli effetti di una vera dittatura. È giusto, anzi è necessario, scendere allora in piazza per chiedere pace e al tempo stesso per affermare, per ribadire quei valori di libertà, di giustizia, di democrazia, che sono in gioco in questa guerra e che vanno assolutamente difesi. La prevaricazione del più forte non è accettabile in nessun campo e in nessun luogo, a maggior ragione in un’Europa che da 70 anni ha dimostrato che è possibile vivere insieme secondo irrinunciabili principi di rispetto e solidarietà. Si impone quindi un sussulto emotivo, una ribellione, da parte di tutti, a cominciare dal popolo russo, che è vittima di questa guerra ma che avrà la responsabilità storica di esserne complice qualora si voltasse dall’altra parte. Conclude: “Fingere di non vedere o, considerate le censure, fingere comunque di non capire, è impossibile”.
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