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Ragusa, regolarizzazione stranieri, l’Usb: lavoratori ingannati

Botta e risposta tra Usb e Prefettura su pratiche esitate. La sanatoria del Governo è stata un flop

Quante pratiche per la regolarizzazione degli stranieri sono state esitate a Ragusa? Per l’USB (Unione Sindacato di Base), nemmeno una, ma la Prefettura chiarisce che non è così. L’USB attribuisce le responsabilità agli uffici del SUI (Sportello Unico Immigrazione), che dipendono dalla Prefettura, ma dall’ufficio del Prefetto precisano che il SUI non è interessato e che le pratiche sono lavorate dalla Questura da un lato e dall’Ispettorato del Lavoro dall’altro. «Ci sono lavoratori – spiega Michele Mililli, referente del Coordinamento Lavoratori Agricoli dell’USB di Ragusa – che hanno fatto l’impossibile per riuscire a presentare la domanda entro il 15 agosto come richiesto dal Governo, per ottenere un permesso di soggiorno temporaneo per la durata di 6 mesi. Siamo a fine anno e non sono state neanche esaminate le richieste. A questo punto, se tutto va bene, quando arriveranno ai lavoratori, i permessi di soggiorno saranno già scaduti da un bel po’. Di chi è la colpa di questa pessima gestione? Ci chiediamo se in Prefettura si ha contezza del dramma che stanno vivendo questi lavoratori ingannati, dopo essere stati costretti a versare cifre esorbitanti per essere regolarizzati. Chiediamo alla Prefettura- afferma ancora Michele Mililli – di spiegare pubblicamente i motivi di tale ritardo non più tollerabile. Non basta che pubblicizzi sui giornali i progetti usciti fuori dal tavolo per il contrasto al caporalato, non basta che qualche sindacato compiacente gioisca perché a Vittoria restaureranno con i fondi messi a disposizione contro il caporalato gli uffici dell’ex consiglio di quartiere a Scoglitti. I lavoratori sono stanchi di assistere a questi teatrini che in nulla cambiano le loro reali condizioni di vita, fatta di sfruttamento e di miseria».  Sull’argomento, dalle pagine del quotidiano “La Sicilia”, è intervenuta la Prefettura che precisa: «Nel caso specifico la Prefettura funge da coordinamento, ma secondo il decreto legislativo sulla materia, le pratiche vengono esitate dalla Questura e dall’Ispettorato del lavoro e, alla fine, dal Centro d’Impiego. Va detto che ci sono delle situazioni di carattere giuridico che a livello regionale non sono chiarissime, sono criticità legate alla funzione dell’Ispettorato del lavoro e del Centro dell’Impiego anche se, dobbiamo sottolineare, che c’è stata piena collaborazione tra i due Enti. In ogni caso, nonostante questi rallentamenti, ci risulta che almeno un centinaio di pratiche sono state esitate. In tutto ciò, però, ribadiamo che la Prefettura non ha responsabilità istruttorie delle pratiche, ma teniamo anche a dire che va di certo tenuto conto della complessità delle stesse».

Il grande flop delle regolarizzazioni

La grande bufala. Così, fin dall’inizio, il sindaco USB di Ragusa ha battezzato il decreto per la regolarizzazione degli stranieri tanto decantato dal ministro del Governo Teresa Bellanova. La misura è stata presentata dal Governo come uno strumento in grado di fare uscire una volta per tutte dall’invisibilità i lavoratori stranieri non regolari che vivono e lavorano in Italia. Nelle aspettative iniziali erano previste 600 mila domande e di queste, 400 mila avrebbero dovuto riguardare i lavoratori agricoli. Alla fine, però, le domande sono state circa 200 mila, dall’agricoltura sono arrivate solo 30 mila istanze e, di queste, 2232 sono pervenute da Ragusa che risulta la seconda provincia del Pese per numero di domande presentate. Il flop della misura del Governo, secondo l’USB, è da ricercare nelle procedure troppo farraginose e costose. «Il Governo – spiegano dal sindacato – non ha pensato di meglio che inserire nella sanatoria un articolo che prevedeva, per il datore che volesse assumere un lavoratore straniero senza documenti, di dover pagare 500 euro allo Stato. Questo non ha fatto altro che far nascere un vero e proprio mercato dove i datori di lavoro senza scrupoli non solo hanno fatto pagare queste spese al lavoratore, ma inoltre molti hanno chiesto anche più soldi del dovuto, semplicemente per guadagnarci. Il risultato quindi è stato disastroso: migliaia di lavoratori stranieri non hanno potuto presentare la domanda, tutti quelli che sono riusciti a presentarla hanno dovuto pagare consulenti, datori di lavoro, avvocati e medici per avere i documenti in regola per poter accedere alla sanatoria, pagando cifre anche di 2-3 mila euro per tutta la procedura». Insomma, invece di liberare questi lavoratori, la misura del Governo, secondo il sindacato, li ha resi più vulnerabili portandoli a mettersi nelle mani di chi ha speculato sulla loro necessità di avere un permesso di soggiorno per non essere cacciati dall’Italia. «Come USB – hanno affermato i referenti del sindacato – ci siamo schierati contro questa falsa regolarizzazione perché sapevamo a cosa sarebbero andati incontro i lavoratori ma anche soprattutto perché non tolleriamo il fatto che i diritti delle persone (in questo caso migranti) siano legati al lavoro: ogni essere umano deve poter godere di diritti, a prescindere dal lavoro»

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