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Ragusa, 48 anni fa l’omicidio di Giovanni Spampinato

Il fratello: "Tutti i ragusani dovrebbero continuare a chiedere giustizia"

Il 27 ottobre di 48 anni fa a Ragusa veniva ucciso il giornalista Giovanni Spampinato. L’omicidio avvenne per mano di Roberto Campria, ma è maturato in un contesto ancora coperto da molte ombre. A ricordare quei fatti è il fratello di Giovanni con un post riportato su facebook che riportiamo integralmente di seguito:
“Il 27 ottobre di 48 anni fa veniva ucciso mio fratello Giovanni Spampinato. L’assassino si chiamava Roberto Campria ed era l’indiziato numero uno per l’omicidio dell’ingegnere Angelo Tumino avvenuto a Ragusa il 25 febbraio dello stesso anno.
 
Mio fratello era un giornalista di inchiesta, si era occupato dell’omicidio Tumino, era stato l’unico a rivelare all’opinione pubblica delle cose che gli altri giornalisti, pur sapendole, avevano preferito tacere.
Giovanni come tutti voleva trovare il movente e l’assassino, per questo in ogni articolo aggiungeva qualcosa di nuovo, che neanche gli inquirenti dicevano.
Scrisse anche che “per fugare ogni dubbio” le indagini si dovevano trasferire ad un’altra procura, per evitare il conflitto di interesse, in quanto l’indiziato numero uno Roberto Campria, era figlio del presidente del tribunale di Ragusa. Invece le indagini rimasero a Ragusa con la supervisione del presidente del tribunale (padre dell’indiziato).
Giovanni inoltre si lamentava apertamente che le indagini a Ragusa venivano fatte in uno strano modo perché si voleva coprire una persona “che non doveva essere colpita, perché stava in alto”.
Quando l’inchiesta passò al giudice istruttore, Giovanni diede un suo contributo, riferendo al giudice delle cose che riguardavano le ultime ore di vita dell’ingegnere Tumino (come emerge dalla lettura degli atti), cose che non vennero appurate.
Molto probabilmente, se le avessero appurate fino in fondo, si sarebbe potuto trovare il vero assassino di Tumino, e Giovanni non avrebbe pagato con la vita il suo impegno alla ricerca delle verità per metterla a conoscenza di tutti.
Sto studiando da qualche anno gli atti inerenti le indagini dell’omicidio Tumino (con l’aiuto di esperti), e continuo a farlo assiduamente, e tassello dopo tassello, con l’apporto di informazioni utili, provenienti dall’esterno, sto ridisegnando tutto in modo nuovo e reale, e posso dire che ci sono troppe zone buie, per non dire altro.
Mio fratello Giovanni è stato ucciso da Roberto Campria perché la giustizia che stava indagando sulla morte di Tumino è stata troppo lenta, e alla fine ha gettato la spugna, tenendo Roberto Campria in bilico, considerandolo un indiziato, ma senza indagare su di lui, trascinando per tre mesi la verifica del suo alibi.
Mio fratello Giovanni, dopo essere stato ucciso è stato considerato un provocatore, perché nel primo processo si è dato credito a tutto quello che ha detto il suo assassino, senza alcuna certezza.
Nei due processi successivi (Appello e Cassazione), è stata esclusa la provocazione da parte di Giovanni, ma questo non è stato riportato all’opinione pubblica come si deve, e siccome non è stato detto neanche negli anni successivi, tutti hanno continuato a crederlo un provocatore.
Una cosa aberrante, che ha danneggiato ingiustamente la figura di Giovanni, e ancora oggi continua a danneggiarla, a Ragusa.
I funerali di Giovanni Spampinato – Foto dalla pagina facebook del fratello
Negli ultimi anni ho reso pubbliche il più possibile, anche con questo facebook, le sentenze dei processi successivi all’uccisione di Giovanni, che dicono che lui non ha provocato il suo assassino, e dicono anche, che come giornalista ha fatto il suo lavoro onestamente riportando la verità dei fatti.
Da tempo sono impegnato alla ricerca della verità sull’omicidio dell’ingegnere Angelo Tumino, perché è assurdo che in una città come Ragusa non si è trovato il suo assassino, e in sordina si è archiviato il caso, come omicidio a nome di ignoti.
Tutti i ragusani dovrebbero continuare a chiedere giustizia su quel caso, e siccome ancora oggi ci sono persone che sanno molte cose e non hanno mai parlato per paura, sappiano che adesso possono parlare tranquillamente perché i tempi sono cambiati, anche scrivendo lettere anonime, perché c’è chi le prende sul serio, a cominciare da me. Indirizzatele alla Procura di Ragusa, oppure al mio indirizzo via Locchi 28.
Sarebbe un modo per dare giustizia anche al giornalista Giovanni spampinato, morto perché cercava la verità”.
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