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“Noi, medici di famiglia, al lavoro senza mascherine né camici”

Un disagio che potrebbe crescere progressivamente nelle prossime settimane

(22 ottobre 2020)

I medici di famiglia continuano a fronteggiare l’emergenza Covid in prima linea, senza esclusioni di colpi, da una trincea sempre più sensibile ed esposta a tensioni, ansie ed allarmismi. Nonostante il Covid, però, le visite e i controlli per tutte le altre patologie non sono certo in pausa e si prosegue a lavorare quotidianamente in condizioni di estrema difficoltà.

“Denunciamo il fatto di dovere svolgere la nostra attività professionale in una fase così complessa – afferma il presidente dello Snami (sindacato nazionale autonomo medici italiani) di Catania, Francesco Pecorasenza che nessuno abbia avuto l’attenzione e la sensibilità di dotare noi medici di famiglia dei necessari dispositivi di protezione, quali mascherine Ffp2, camici e igienizzanti. Possibile che a nessuno sia venuto in mente che noi stiamo giornalmente a contatto e visitiamo decine di utenti con tutte le possibili patologie? Ci sentiamo soli nello svolgere il nostro ruolo di estrema responsabilità, e ci chiediamo dove sono finite tutte le mascherine acquistate, a chi sono state consegnate tutte quelle realizzate dalle fabbriche e riconvertite alla produzione di questi dispositivi sanitari, e come si fa a creare una tale disfunzione, a non consegnarle proprio a noi che siamo così esposti giorno dopo giorno. Noi lavoriamo in uno studio medico e non in un ambulatorio attrezzato”.

Francesco Pecora

Per quanto concerne la questione dei tamponi alla popolazione, “non faremo mai tamponi né test sierologici neanche su base volontaria perché sarebbe un enorme rischio e per ogni caso positivo si dovrebbe chiudere uno studio”.

Un disagio che potrebbe crescere progressivamente nelle prossime settimane. “Questi a mio parere sono gli effetti – prosegue Pecora – dell’eccessiva ingerenza della politica nella sanità, dei tecnici che fanno i politici e dei politici che fanno i tecnici, mentre per noi ogni visita e ogni ricetta da prescrivere sono diventate un enorme stress. Nel corso delle visite entriamo in contatto con i pazienti: per ciascuno di noi servirebbe una mascherina Ffp2 al giorno, che è la più indicata per la nostra attività ed ha un costo variabile dai 3 ai 5 euro, ma ribadiamo che il problema non è economico, piuttosto etico: c’è una totale mancanza di sensibilità nei nostri confronti”.
Intanto, cresce la richiesta di vaccini antinfluenzali da parte dell’utenza. “La distribuzione prosegue, sia pure con qualche difficoltà iniziale. Ci sono ampi margini di tempo perché il picco dell’influenza è previsto a febbraio e non c’è ragione di affrettarsi se non si è soggetti a rischio, né vanno confusi, creando ulteriore panico infreddature, vaccini antinfluenzali e Covid che sono cose diverse tra loro”, conclude Pecora.

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