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Nello Musumeci al Meeting di Cl: “Il Sud è una risorsa per l’Europa, non un peso”

"Il Nord dimentica che se mettessimo una molletta per chiudere il tubo digerente del sud, l'80% delle aziende del nord potrebbe chiudere"

L’Europa sia più attenta ai destini del Sud: questo l’appello che il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci ha lanciato nel corso del suo intervento al convegno “Sud, giovani e lavoro” tenutosi al Meeting di Cl a Rimini.

Siamo abituati a guardare la cartina geografica da nord vero sud. Se cominciassimo a guardare la cartina dal basso verso l’alto, ci accorgeremmo che la Sicilia e il Mezzogiorno d’Italia sono il naturale pontile di un altro mondo che cerca l’Europa” ha esordito Musumeci.

“L’Europa ricca ed opulenta diventa appetibile per un mondo che cerca il progresso. Noi dobbiamo superare la logica secondo la quale l’Europa si ferma a Roma o in Toscana. Dobbiamo riuscire a capire come possiamo assieme determinare un polo autonomo di sviluppo che guardi ai mercati del sud”. Questo perché proprio i mercati del sud del Mediterraneo “sono gli unici in espansione nei prossimi 20-30 anni – ha sottolineato  il governatore ammettendo però -, ma con problemi serissimi legati alla convivenza e ai diritti umani“.

Per il presidente della Regionela Sicilia è la più estesa regione d’Italia e dopo 15 dominazioni diverse nei secoli si è abituata a convivere con tutti, anche se non mancano episodi di intolleranza. Quindi dobbiamo capire se, come Mezzogiorno, siamo nelle condizioni di essere autonomi rispetto a un nord che è ricco e appare superbo”. Da qui l’avvertimento: “Il Nord dimentica che se mettessimo una molletta per chiudere il tubo digerente del sud, l’80 per cento delle aziende del nord potrebbe chiudere perché siamo un’area di mercato. L’attività industriale e produttiva del nord si alimenta del consumo delle popolazioni meridionali“.

Nello Musumeci però ha anche fatto autocritica per  la “ricerca del consenso drogato” messa in atto dalla “classe dirigente del sud“. Poi l’analisi dei numeri, impietosi, sull’emorragia “di braccia e cervelli“, con il  dato che tra il 2015 e il 2016 la Sicilia ha perso 9.300 residenti, il 30 per cento dei quali è rappresentato da giovani laureati.

Tra i  problemi del sud il governatore elenca la “carenza di infrastrutture” che fa mancare “i collegamenti con i più allettanti mercati europei“;  una “politica sbagliata di industrializzazione che invece ha lasciato indietro l’industria turistica e agricola“; “la presenza di organizzazioni mafiose“; “la mancanza di banche meridionali, ma solo sportelli di banche del Nord” e “la burocrazia, vero e proprio nemico dello sviluppo e utilizzata in passato come ammortizzatore sociale“.

Da qui la richiesta di investimenti pubblici come la ferrovia veloce che invece – si è lamentato – “si ferma in Campania“.

Per Musumeci la sfida è duplice: il mezzogiorno ha bisogno di investimenti privati “e quindi dobbiamo essere allettanti, quindi vanno abbassati i costi del lavoro. E poi abbiamo bisogno di investimenti pubblici ma con progetti adeguati. Ho da spendere 6 miliardi di euro, ma rischio di restituirli a Bruxelles perché non ho personale pubblico in grado di istruire i progetti” – ha rivelato.

Altra richiesta quindi l’assunzione di giovani laureati per rinnovare l’amministrazione pubblica. “Occorre lavorare sodo – ha ammonito – per rimuovere l’incrostazione che centro destra per 11 anni e centro sinistra per 48 anni hanno generato dando finto lavoro“.

Infine l’affondo alle società partecipate dal pubblico: “Ho già comunicato che la Regione non sarà più il bancomat da cui attingere per risanare i bilanci delle società partecipate in perdita. Piuttosto chiuderò queste realtà recuperando e riqualificando il personale. Questa è la piccola rivoluzione copernicana, la sfida in una terra come la nostra” – ha concluso. (G.C.)

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