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L’Ue multa la Sicilia per la mancata depurazione delle acque

Ma l’Ance non ci sta e accusa gli ultimi due Governi nazionali

Tutta colpa del nuovo codice appalti che ha, di fatto, bloccato dal 2016 i progetti. A denunciarlo è l’Ance che sottolinea come la multa inflitta alla Sicilia dall’Unione Europea non debba ricadere sulle tasche dei siciliani. L’associazione nazionale costruttori edili aveva, più volte, richiesto al Governo nazionale di abrogare il codice degli appalti e a quello Regionale di adottare una norma transitoria o di aprire un tavolo tecnico. Appelli che, stando alle dichiarazioni dei rappresentanti dell’Ance, sono rimasti inascoltati. La storia recente racconta di 94 interventi per la depurazione delle acque reflue in Sicilia, finanziati dall’Accordo di programma quadro del 2012 con 1,158 miliardi di euro; di questi ben 27 bandi per 757 milioni di euro, già pronti per andare in gara con il metodo dell’appalto integrato, sono stati bloccati nell’aprile del 2016 con l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti. Di fatto il Codice ha soppresso questo tipo di procedura senza prevedere, come invece Ance Sicilia aveva chiesto, un periodo di transizione. Per questa ragione le stazioni appaltanti hanno dovuto ricominciare tutto daccapo. Poi, la successiva scelta di affidare ad un Commissario straordinario il compito di accelerare l’esecuzione degli interventi, ma senza poteri di deroga a quella normativa, non sembra avere prodotto gli effetti sperati. Infatti, a gennaio 2018 risultavano in corso di esecuzione o con gare bandite soltanto 18 interventi per 141 milioni di euro, pari al 12,21% del totale che andava costruito o avviato entro la fine dello scorso anno.

A fine 2017 l’Ufficio del Commissario unico ha poi pubblicato un elenco di 44 avvisi di pre informazione, che non costituiscono bando di gara, riguardanti 49 interventi per altri 431 milioni di euro. Anche ipotizzando che vengano messi in atto entro quest’anno, si arriverebbe a realizzare non prima del 2022 appena 67 interventi (71,28% del totale programmato nel 2012 dal Cipe) per soli 572 milioni di euro (49,46% dell’importo totale finanziato).

“È del tutto evidente – commenta Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia – che l’ostinata scelta di Palazzo Chigi di non ascoltare nessuno e di andare avanti a testa bassa sulla riforma del Codice dei contratti pubblici ha provocato, in maniera arrogante, soltanto dei danni che adesso si vorrebbero fare pagare ai siciliani”.

L’Ance Sicilia avanza una richiesta al nuovo governo nazionale di abrogare il nuovo Codice dei contratti e tutta la sua debole strutturazione legislativa per porre fine ad una vera e propria calamità, e di dare invece la possibilità al settore delle infrastrutture di generare il Pil di cui è capace, anche per sostentare le riforme previste. “Bisogna, infatti, ricordare – continua Cutrone –  che il mondo delle costruzioni può rappresentare il motore del Paese perché ha una forte ricaduta sul mercato interno: ben il 97% degli acquisti effettuati dal settore riguarda il made in Italy e genera occupazione su tutto il territorio senza delocalizzazione; infatti, 1 miliardo di euro nelle costruzioni produce effetti pari a 3,5 miliardi e crea 15.500 posti di lavoro e inoltre le costruzioni rappresentano l’8% del Pil nazionale”.

La colpa di questo impasse, tuona l’Ance, cono i due ultimi governi nazionali: il primo, che all’atto dell’entrata in vigore della riforma non ha tenuto conto dei bandi di gara già pronti e che sono stati bloccati per essere adeguati alle nuove norme; e il secondo che, come spiega Cutrone “non ha accolto le nostre richieste di un tavolo tecnico che verificasse la bontà dei progetti già pronti per sbloccare in via straordinaria quelli fatti bene, e che per tutti gli altri riuscisse ad accelerare l’iter di pubblicazione dei bandi”.

Un ultimo dato da considerare è, poi, la nuova recrudescenza di ribassi anomali che impediscono alle imprese sane di aggiudicarsi le gare “Chiediamo al governo regionale – conclude il Presidente dell’Ance  – di adottare una proposta, già presentata, di un metodo di aggiudicazione, sotto la soglia comunitaria di rilevanza degli appalti, che sia anti turbativa e non predeterminabile, al fine di aggiudicare rapidamente e in modo trasparente tutte le gare in Sicilia. Rapidità e trasparenza di cui il mercato delle costruzioni nell’Isola hanno assolutamente bisogno”.

C.L.

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