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Fondi europei, la sinergia delle Istituzioni contro la fuga dalle Aree Interne

Musumeci: “Tanto tempo perso. Adesso è necessaria una nuova programmazione”

Si chiamano aree interne e rappresentano il 60 per cento della superficie del Paese. Zone che, per carenza di servizi, di opportunità, per il degrado ambientale e paesaggistico, subiscono un calo demografico. Da queste aree fuggono tutti coloro i quali, circa un quarto della popolazione, non hanno solide prospettive di rilancio per il futuro.

È di questo che si occupa la Strategia Nazionale per le Aree Interne che il Governo ha lanciato per il periodo di programmazione 2014-2020. Delle aree interne della Sicilia, del loro futuro e degli investimenti in questi territori si è discusso all’Albergo delle Povere di Palermo. Ad intervenire sono stati Dario Tornabene dell’Autorità di coordinamento del Po Fesr Sicilia 2014-2020, l’assessore regionale agli Enti Locali, Bernardette Grasso, Sabrina Lucatelli, per il Comitato Tecnico Aree Internel’economista Fabrizio Barca e il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.

Si è più volte tornati su un concetto prioritario: a questa parte di popolazione occorre garantire la piena “cittadinanza”, intesa come diritto all’Istruzione, alla Salute e alla Mobilità. Allo stesso tempo, bisogna proporre in queste aree progetti di rilancio delle opportunità economiche incentrati sulla valorizzazione e riqualificazione delle risorse esistenti, e su dinamiche di scambio più virtuose che in passato con i territori più dinamici e densamente popolati.

Sabrina Lucatelli ha ripercorso i momenti salienti dell’attività di ri-dinamizzazione demografica e sviluppo sanitario delle 72 Aree interne italiane, sottolineando come il tempo necessario per raggiungere il punto sanitario più vicino sia di 25 minuti, a fronte dei 16 del resto d’Italia. “La Regione siciliana in materia di AI sta operando bene,- ha dichiarato – avendo già chiuso due strategie (Madonie e Simeto), come accaduto in sole altre due Regioni italiane”.

Come tutte le politiche pubbliche nuove, anche questa propone soluzioni che, in alcuni casi, sono già state sperimentate con qualche successo, ed ha perciò l’obbligo di capitalizzare sulle esperienze precedenti che, in positivo ed in negativo, hanno dato dei risultati interessanti. Ed è a questo ciò a cui l’economista Fabrizio Barca ha fatto, principalmente, riferimento, snocciolando buone pratiche da seguire scrupolosamente. “L’incontro di oggi è una sorta di Stati Generali nel corso del quale sono emersi dei punti fermi e altri da approfondire ulteriormente. Abbiamo avuto, cosa non comune – ha detto – i due dirigenti generali del servizio che si sono alternati. Un modo nuovo di fare, condiviso dalla politica, dai tecnici e dall’amministrazione. E il Presidente Musumeci, che ha seguito i lavori sin dall’inizio; anche questa è cosa inconsueta. Nelle aree interne si è sempre investito e non lo si sta facendo più di quanto non fosse stato fatto in passato. Accade non solo in Sicilia ma in tutta Italia. Lo si è fatto in Emilia Romagna dove ci sono condizioni in cui la caduta demografica è un dato assodato.

Nella foto, a sinistra, l’economista Fabrizio Barca.

“La novità è, invece, che stiamo spendendo in modo diverso. L’assessore regionale agli Enti Locali, Bernadette Grasso, lo ha riassunto all’inizio: i tre elementi di novità sono abbastanza evidenti. Uno è quello relativo ai servizi fondamentali, e non lo si fa assegnando alla scuola la mobilità o alla salute dei fondi aggiuntivi comunitari che, poi, finiscono inevitabilmente e i progetti legati a quegli investimenti non hanno più risorse per continuare ad operare. L’altro è quello legato ai sistemi permanenti intercomunali. Prima di tutto è importante comprendere – continua Barca – quanto sia necessario mettere davanti la strategia e poi il metodo. In passato abbiamo fatto esattamente il contrario. Quindi questo è un fatto nuovo. Il terzo aspetto riguarda la sinergia tra le istituzioni nell’utilizzo dei fondi comunitari. Nel nostro paese l’offerta dei prodotti di questi territori, sotto il profilo dell’agroalimentare, culturale e di intrattenimento, corrisponde alla domanda di prodotti diversificati. L’Italia nel palcoscenico europeo è messa meglio. Siamo in grado di corrispondere a questa domanda. Le capacità e le potenzialità le abbiamo tutte. È chiaro, però, che non ci stiamo ancora riuscendo. L’idea è quella di sensibilizzare gli abitanti di queste aree di quanto e di come si stia lavorando per migliorare i servizi. La soluzione sta – ha poi concluso l’economista – nel potenziamento dei sistemi intercomunali; nel portare con più forza le scelte fatte negli accordi dentro gli Assessorati e i Ministeri di settore, e in una maggiore partecipazione da parte delle Istituzioni, intesa come utilizzo appieno dei fondi comunitari e il coinvolgimento di tutti gli attori”.

Il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.

Le conclusioni sono state tratte dal Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci che ha evidenziato l’opportunità di ascolto delle popolazioni, per bocca dei sindaci, da parte della politica e dei tecnici, offerta da questo incontro territoriale. “Sono fortemente preoccupato dal tempo perduto nella realizzazione delle strategie delle Aree Interne, che in Sicilia risulta molto più pericoloso che in altre parti d’Italia – ha aggiunto – non dimentichiamo che la Sicilia è l’ultima regione d’Italia e che a noi spetta il compito di cambiare questo stato di cose, a dispetto della rassegnazione, tara atavica dei Siciliani. Avrei disegnato diversamente le Aree interne – ha concluso il Presidente – ma consideriamo questo un punto di partenza per la prossima programmazione. Dobbiamo, quindi, darci tempi di lavoro precisi, che permettano di recuperare i ritardi e passare all’attività pratica”.

C.L.

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