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Confcommercio : Vaccini in eccesso? Fateli ai nostri associati

Vi sono attività aperte, perchè non considerale alla stregua delle farmacie?

I vicepresidenti provinciali di Confcommercio, Giorgio Moncada e Antonio Prelati, formalizzeranno, nelle prossime ore, una proposta, a nome dell’associazione di categoria, alla Prefettura di Ragusa con riferimento alla campagna di vaccinazione anticovid tuttora in corso. “Alla luce – dicono – di quanto accaduto negli ultimi giorni a Scicli, con il caso dei vaccini somministrati tramite il passaparola, per evitare che, anche in altre realtà territoriali della nostra provincia, possano registrarsi episodi del genere, potrebbe essere opportuno organizzarsi in maniera diversa. Facendo riferimento all’allegato 23 dei vari Dpcm di recente pubblicazione, in cui sono indicate le categorie degli operatori commerciali, quelli dei supermercati piuttosto che dei negozi di elettronica, giusto per citarne due, che possono rimanere aperte e che, quindi, al pari, ad esempio, di altre che fanno più presa, per il loro ruolo, come ad esempio quella dei farmacisti, nell’immaginario collettivo, sono più a rischio perché esposte al contagio, proporremo di essere considerati come riservisti. Cioè Confcommercio provinciale Ragusa si mette a disposizione, nel momento in cui si renderanno disponibili delle dosi in quanto coloro per cui sono previsti non risponderanno presente alla chiamata, per la vaccinazione dei propri associati che saranno individuati tra i riferimenti del cosiddetto allegato 23. I nominativi degli stessi saranno selezionati dall’associazione e nel caso di una chiamata anche dell’ultimo momento si renderanno immediatamente disponibili. Riteniamo la nostra una proposta meritevole di considerazione per evitare che, in futuro, dosi di vaccino possano essere sprecate. Tutti dobbiamo essere consapevoli di quanto questa battaglia sia fondamentale per il futuro di ciascuno di noi e della nostra società. Siamo altresì disponibili a un confronto immediato sulla questione con le autorità, sanitarie e non, considerata la delicatezza della questione”.

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