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Digiacomo sull’aeroporto di Comiso: «Il turismo non cresce se l’aeroporto arranca»

A intervenire sul delicato tema del futuro dell’aeroporto di Comiso è Pippo Digiacomo, già sindaco della città, che lancia un monito sulla centralità dello scalo nello sviluppo turistico del territorio ibleo.

Turismo e infrastrutture: un binomio inscindibile

«Su una cosa sembriamo essere tutti d’accordo: il nostro futuro si gioca sul turismo» – esordisce Digiacomo – «ma possiamo davvero parlare di sviluppo turistico serio senza una solida infrastruttura aeroportuale alle spalle?». L’ex primo cittadino sottolinea come i grandi operatori del turismo abbiano bisogno di certezze per investire, e un aeroporto che funziona “a singhiozzo” rappresenta un limite insormontabile.

Il confronto con Orio al Serio

«Comiso e Orio al Serio sono partiti più o meno negli stessi anni. Cosa accadrebbe nel ricco bergamasco se qualcuno osasse rallentare la crescita del loro aeroporto?» – si chiede provocatoriamente Digiacomo. «E ancora: cosa accadrebbe a scali come Catania, Palermo o Trapani se Ryanair abbandonasse improvvisamente le rotte?».

Serve un’assunzione di responsabilità

Secondo Digiacomo, è fin troppo facile attribuire colpe ad altri – catanesi, maltesi, o alle compagnie aeree – ma la domanda che pone è chiara: «Noi dove siamo? Dov’è finita la nostra celebrata ragusanità?». L’invito è ad assumersi la responsabilità delle scelte, a non restare spettatori delle decisioni altrui.

Un’occasione unica per il territorio

Digiacomo ricorda come, venticinque anni fa, molte città siciliane aspirassero ad avere un aeroporto – Enna, Agrigento, Siracusa, Gela, solo per citarne alcune – ma solo Comiso è riuscita nell’intento. «È giusto che questa opportunità, tanto rara quanto importante, venga continuamente messa in discussione fino a rischiarne la chiusura definitiva?» – domanda con preoccupazione.

Una sfida ancora aperta

Conclude con un richiamo alla responsabilità collettiva: «Abbiamo investito risorse pubbliche significative per dare vita a questa infrastruttura. È nostro dovere farne buon uso e non lasciarla morire per disattenzione, inerzia o scarsa visione». Un appello che punta a risvegliare l’orgoglio territoriale e il senso di comunità attorno al futuro dello scalo comisano.

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