
PALERMO – A 35 anni dall’assassinio di Giovanni Bonsignore, dirigente della Regione Siciliana ucciso dalla mafia il 9 maggio 1990, la sua memoria continua a rappresentare un faro di legalità e coraggio civile. A ribadirlo è stato oggi Edy Tamajo, assessore regionale alle Attività produttive, intervenuto alla cerimonia commemorativa svoltasi nella sede regionale di via degli Emiri a Palermo.
«Giovanni Bonsignore è un esempio di integrità, dedizione e coraggio – ha detto Tamajo – La sua vita e il suo sacrificio devono essere una guida per chi lavora nella pubblica amministrazione e per i giovani che credono in una Sicilia fondata sulla legalità e sul servizio allo Stato».
Bonsignore fu ucciso perché si oppose al finanziamento illecito di una cooperativa legata alla criminalità organizzata. Un gesto di coerenza e senso dello Stato che gli costò la vita, ma che oggi, a distanza di oltre tre decenni, viene indicato come modello da seguire, specie in un’epoca in cui trasparenza e onestà amministrativa sono più che mai necessarie.
La cerimonia a Palermo
Alla commemorazione, svoltasi alla presenza di colleghi, funzionari e familiari, è stata deposta una corona di fiori accanto alla targa commemorativa dedicata a Bonsignore. Un gesto sobrio ma denso di significato, che vuole rinnovare l’impegno della Regione Siciliana nella lotta alla mafia e nella promozione della memoria civile.
«Ricordare non è solo un dovere istituzionale, ma un impegno civile – ha aggiunto l’assessore – La schiena dritta, il rifiuto di piegarsi a logiche opache, il rigore morale nel difendere l’interesse pubblico, sono oggi più che mai attuali».
Tamajo ha infine sottolineato l’importanza di portare la memoria di uomini come Bonsignore nelle scuole, nei consigli comunali, nei luoghi della politica e dell’amministrazione, per costruire una cultura del cambiamento fondata su valori solidi.
«Non ci può essere sviluppo senza legalità, e non può esserci legalità senza memoria», ha concluso.