Identita Ispica

Amministrazione

SINDACO

Innocenzo Leontini

In carica dal: 05/10/20

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comune.ispica.rg.it

Ispica, l'antica Spaccaforno

Il pantano Longarini è un’area situata in territorio di Ispica a poche centinaia di metri dalla costa. La depressione contiene acqua salata, separata dal mare soltanto da dune di sabbia, ed è fra le poche superfici lacustri naturali della provincia di Ragusa. Sin dai tempi dei Greci e Romani questa zona, nota col nome di Porto Ulisse, era utilizzata come porto interno. La dimostrazione di ciò è confermata dal fatto che negli anni sessanta del XX secolo, nel corso di campagne di scavi, furono trovati i resti di una nave bizantina del VI secolo a circa 500 metri dalla costa. Il Pantano viene utilizzato come sosta, nel periodo delle migrazioni, da diverse specie di uccelli nel corso dei loro spostamenti stagionali dall’Africa al nord Europa e viceversa. Vi si possono avvistare il germano reale, gallinelle d’acqua, il fiscione turco, i forapaglie, i migliarini di palude ,i cannareccioni e talvolta esemplari di aironi, cicogne e fenicotteri. Attualmente, la zona appare deturpata da discariche abusive ed il pantano è costellato da pneumatici e rifiuti di ogni genere. Tuttavia, essendo una delle zone umide più importanti del Mediterraneo, rientra in quel sistema di lagune costiere denominate  Pantani della Sicilia Sud Orientale e, finalmente, potrà beneficiare di tutte quelle azioni ed interventi volti a tutelarne ed incrementarne l’enorme valore naturalistico. Di fatti, la Fondazione tedesca Stiftung Pro Artenvielfalt (fondazione Pro Biodiversità), alla fine del 2016, ha completato l’iter per l’acquisto del Pantano Longarini e procederà al risanamento dell’area.

Sul litorale di Ispica, si trovano diverse località balneari, tra le quali la frazione di Santa Maria del Focallo e Punta Ciriga, caratterizzata dalla costa rocciosa, con insenature sabbiose, e dalla presenza di faraglioni. Il tratto di mare antistante fu teatro della tempesta che colse lungo la via del ritorno la flotta romana inviata in aiuto ad Attilio Regolo durante la prima guerra punica e la distrusse. In epoca romano-imperiale e bizantina, l’approdo di Porto Ulisse fu uno scalo commerciale sulle rotte dalla Grecia e dall’Egitto verso Roma. In quest’area, il 10 luglio del 1943, sbarcarono le truppe alleate dando inizio alla Liberazione dell’Italia.

Cava Ispica è una vallata fluviale che per 13 km incide l’altopiano ibleo, tra le città di Modica e Ispica. La vallata, che in alcuni punti è profonda circa cento metri e larga più di mezzo chilometro, è solcata da un torrente che ha nome Pernamazzone nel corso superiore e Busaitone nel corso inferiore. La presenza dei corsi d’acqua ha fatto sì che nel luogo si sviluppasse una vegetazione rigogliosa, motivo d’attrazione per varie specie di uccelli ed altre specie animali, tali da rendere questo luogo un sito di singolare bellezza paesaggistica. La flora esistente nella Cava è costituita dalle specie proprie della macchia mediterranea come il leccio, l’euforbia arborea, il carrubo, la palma nana, l’olivo selvatico, l’olivastro, il platano; anche il sottobosco presenta diverse varietà: felce maschiociclamino di terra, acetosellaborraginenepitellaampelodesmaasparagoedera, salvia. Nella parte Nord della Cava, con pareti rocciose più adatte all’insediamento umano, ritroviamo necropoli preistoriche, catacombe cristiane, oratori rupestri, eremi monastici e nuclei abitativi di tipologia varia. Nella parte Sud prevalgono le postazioni difensive come il Fortilitium, roccaforte naturale costituita da una massa rocciosa di calcare duro in forte rilievo in mezzo all’alveo della Cava, che esercitava funzioni di sbarramento e di difesa. Lungo la vallata sono presenti una miriade di grotte naturali o scavate nelle roccia dalla mano dell’uomo, alcune difficili da raggiungere, se non con corde, stretti camminamenti tra i massi o scale. Molte grotte sono contigue, magari su piani sovrapposti comunicanti tra di loro tramite botole artificiali praticate nelle pareti rocciose.

Il Fortilitium (o Forza), era un immenso castello difeso dagli strapiombi naturali e da un fossato con ponte levatoio. Si entrava nel castello attraverso un grande portale di legno fiancheggiato da altre due porte più piccole. Solo alcune porzioni delle antiche mura resistettero al terremoto del 1693. Alcuni scavi hanno messo in luce la parte del palazzo marchionale e il pavimento dell’antica chiesa esistente dentro il castello, la SS. Annunziata. Interessante la scuderia, (10 m per 10 m) un’enorme grotta dove venivano custoditi i cavalli del Forza. Visibili le mangiatoie ricavate nella roccia e gli occhielli per legarvi gli animali. Esiste anche una parte alta dove veniva sistemato il fieno, ambienti adibiti a magazzino, e la sala degli armigeri. Nelle pareti si notano buchi scolpiti nella roccia, dove venivano infissi degli assi di legno per appendervi le armi, gli indumenti e i finimenti degli animali.

Toponomastica – Il nome della località in Epoca romana, Hyspicae fundus, venne modificato durante il periodo di dominazione araba. In una bolla di Papa Urbano II del 1093, infatti, si fa riferimento ad un insediamento urbano chiamato Isbacha. Nel 1169, in una bolla di Alessandro III, la stessa località era denominata Spaccaforno così come nel periodo spagnolo e borbonico. Nel 1934 il Podestà Dott. Dionisio Moltisanti, sulla scia della politica fascista del cambio dei nomi delle città e con l’avallo del prof. Gaetano Curcio, Preside dell’Università di Catania, chiese al governo, a nome della cittadinanza, il cambiamento del nome di Spaccaforno in Ispica. L’autorizzazione fu concessa Con Regio Decreto 6 maggio 1935 e pubblicato il 21 giugno successivo.

Origini – La zona ha una lunga storia di insediamenti umani. Nel territorio si succedettero siculi, greci, romani e  bizantini. A testimoniarlo i ritrovamenti di epoca tardo romana, ovvero una catacomba paleocristiana in località San Marco e una necropoli in contrada vignale San Giovanni. La vicina località Porto Ulisse, poi, sembra sia stata largamente utilizzata in passato quale porto naturale, come attestano vari reperti ed i resti di un relitto datato al VI secolo d.C.

Secondo la tradizione, sant’ Ilarione di Gaza, eremita, avrebbe soggiornato nella regione, in una grotta di Cava Ispica tra il III e il IV secolo, frequentando la chiesetta di Santa Maria della Cava.

I musulmani arabi e berberi dominarono la regione dal IX all’XI secolo, fino all’arrivo dei normanni.

È in questo periodo che nasce la leggenda di una magha sarachina a cui si attribuisce la costruzione di un centro abitato: secondo tale leggenda la maga fu seppellita a Ispica, e volle trasmettere le sue virtù alle abitanti, che pare le perpetuarono per parecchi secoli.

Durante la dominazione normanna, Ruggero I D’Altavilla donò la città, allora Spaccaforno, a Berengario di Monte Rubro che, in punto di morte, vi rinunciò in favore della regina Eleonora d’Angiò. Alla dominazione Sveva ed Angioina, seguì quella Aragonese. Pietro II d’Aragona, la concesse in feudo al fratello Guglielmo duca di Atene, dal quale passò in eredità al suo maggiordomo Manfredi Lancia. Fu confiscata quindi agli eredi di questi, che si erano ribellati al re Federico III. Occupata da Francesco Perfoglio nel 1367, gli fu concessa in feudo nel 1375. Il territorio seguì quindi le vicende della contea di Modica e fu in possesso di Andrea Chiaramonte e, dopo la sua ribellione, fu assegnata dal re Martino I a Bernardo Cabrera. Nel 1453 passò ad Antonio Caruso di Noto, maestro razionale del regno e nel 1493 fu portata in dote dalla figlia di questi, Isabella Caruso, al marito Francesco II Statella e gli eredi ne rimasero in possesso fino all’abolizione della feudalità nel XIX secolo. L’11 gennaio 1693 alle ore 13,30, Ispica fu colpita dal terremoto della Val di Noto che ha provocato la distruzione totale di oltre 45 centri abitati, interessando una superficie di circa 5.600 km² e causando un numero complessivo di circa 60.000 vittime. Il terremoto rase al suolo l’intera cittadina che si estendeva per gran parte all’interno della Cava Ispica. Scomparve il Fortilitium (castello medievale della famiglia Statella) e numerose chiese non furono più ricostruite. Il sisma, inoltre, favorì fame e malattie come la peste. Nonostante le numerose perdite, i pochi rimasti ebbero la forza di ricostruire la città, grazie agli aiuti provenienti dai paesi vicini e alla generosa beneficenza dei baroni locali. La città venne quindi trasferita nella zona pianeggiante al di fuori della cava, sebbene l’antico insediamento non venne mai del tutto abbandonato. Alcuni quartieri furono ricostruiti intorno alle chiese danneggiate di S. Antonio e del Carmine, mentre altri furono costruiti ex novo.

Ispica contemporanea Dal 1812 la città fu incorporata nel distretto di Modica e nella provincia di Siracusa, dalla quale passò, nel 1927, alla nuova Provincia di Ragusa. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, nel luglio 1943, il litorale di Ispica fu teatro dello sbarco delle truppe anglo-americane. Tra gli eventi più significativi del XX secolo, si segnala la riforma agraria del 1950 che permise una distribuzione più equa degli appezzamenti di terreno, promuovendo la ripresa economica e lo sviluppo della zona. Il 12 ottobre 1987 Ispica, su iniziativa dell’allora sindaco Dott. Quinto Bellisario, ottenne il titolo di Città con decreto del Presidente della Repubblica.

Centro storico – La città comprende due aree: la prima di impianto settecentesco, posteriore al terremoto, ha una struttura a scacchiera con strade larghe e dritte, segue il tracciato di due ingegneri venuti da Palermo al seguito di don Blasco Maria Statella; la seconda di impianto medievale presenta tracciati irregolari. Quest’ultima, è adiacente ad una rupe dove rimangono i ruderi del fortilitium e dell’antica città di Spaccaforno.

 

Architettura Religiosa

  • Di solenne bellezza, la chiesa di Santa Maria Maggiore, del XVIII secolo, a tre navate con affreschi del 1765 di Olivio Sozzi; al suo interno è custodita una statua rappresentante il Cristo Flagellato alla colonna, raro esempio di arte sopravvissuta ai danni del terremoto. La basilica venne progettata dall’architetto di Noto Vincenzo Sinatra, a delimitare la piazza,fu aggiunto in seguito un porticato con 23 passaggi. L’edificio è stato dichiarato monumento nazionale nel 1908.
  • Basilica della Santissima Annunziata: venne costruita dopo il terremoto a partire dal 1704, in sostituzione dell’omonimo edificio distrutto nell’antica Spaccaforno, oggi nel Parco Forza. All’interno conserva la decorazione a stucco in stile rococò del palermitano Giuseppe Gianforma e ospita alcune opere salvatesi dalle distruzioni del sisma quali un’Adorazione dei Magi e una tavola dell’Annunciazione del 1550. Contiene il settecentesco Cristo con la Croce dello scultore Guarino da Noto, un gruppo scultoreo in legno con il Cristo e due Giudei, anch’esso oggetto di devozione da parte degli Ispicesi durante la Settimana Santa.
  • La chiesa madre, consacrata a San Bartolomeo venne ricostruita dopo il terremoto a partire dal 1750 e completata nel corso di un secolo e mezzo. Esternamente è preceduta da una doppia scalinata che la eleva rispetto alla piazza antistante. La facciata coniuga elementi tardo-barocchi con altri navate da pilastri di ordine tuscanico. Conserva all’interno il monumento funebre di Don Giovanni Statella Caruso ed un pregevole altare del Crocifisso in marmi policromi entrambi del XVII secolo, oltre ad un antico crocifisso ligneo dell’interessante iconografia tardo-bizantina del XV secolo.
  • Chiesa Madonna del monte Carmelo: il complesso della chiesa e dell’ex convento del Carmine risale al

 

Architettura Civile 

  • Palazzo Bruno di Belmonte: in stile liberty, fu commissionato dall’On. Pietro Bruno di Belmonte all’architetto palermitano Ernesto Basile, nel 1975, dopo la vendita al Comune dei primi tre piani da parte di alcuni eredi dei figli dell’On. Pietro, il palazzo è divenuto sede municipale. L’acquisto è stato completato solo nel 1978 con la vendita al Comune anche del quarto e ultimo piano.

Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:

Chiesa della Madonna delle Grazie; Chiesa di San Giuseppe; Convento e chiesa di Santa Maria del Gesù dei Minori Osservanti di San Francesco, Chiesa di Sant’Antonio abate.

Torre dell’Orologio (epoca fascista); Palazzo Modica disegnato dall’architetto catanese Paolo Lanzerotti; Palazzo Latino; Palazzo Gambuzza; Palazzo Zuccaro;

 

Siti Archeologici

  • La Cava Ispica è la più importante delle cave nella Sicilia orientale. Lunga 13 km si estende nel territorio dei comuni di Modica, Ispica e Preistoria  finoall’Ottocento. Nascosto da una prima barriera di rocce, a destra dell’altura del Convento del Carmine, si colloca il Parco della Forza, una rupe su cui sorgeva un antico fortilitium,  dimora fortificata dei feudatari della famiglia Statella, che sovrastava l’abitato di Spaccaforno. La zona ha restituito tracce risalenti all’età del bronzo, databili tra il XIX e il XV secolo a.C., in particolare frammenti di pithoi, anforette biansate, utensili litici di selce e di ossidiana. Altri reperti si riferiscono al X e al IX secolo a.C., l’ultima fase della cultura di Pantalica, e alla fase della colonizzazione greca. Sulle pareti delle colline circostanti, sono stati ritrovati piccoli santuari rupestri di età paleocristiana-bizantina. Per quanto riguarda l’età medievale e rinascimentale nella Forza, si trovano tracce abitative di una fortificazione riferibile ai secoli XV e XVI d.C. L’Antiquarium del parco ospita reperti databili fra la prima metà del bronzo ed il
  • Catacombe di San Marco: a 2 km dal centro abitato costituiscono una testimonianza della presenza cristiana nel territorio in epoca tardo romana.
  • Necropoli Contrada Crocefia: il 2 novembre 2013, a circa 3 km dal centro abitato verso Modica e a 300 metri dal lato ovest di Cava Ispica, è stata rinvenuta una necropoli fino ad allora ignota alla letteratura locale. La Soprintendenza di Ragusa ha stabilito che la necropoli risale al periodo tardo-antico. La necropoli conta circa 20 loculi funebri, tutti rivolti ad est. Nello stesso sito e nelle sue prossimità sono state rinvenute anche diverse lastre di copertura. 

L’agricoltura è ancora oggi la principale risorsa del territorio, grazie anche alla fertilità dei terreni dedicati a colture intensive. Si producono primizie ed ortaggi fra i quali pomodori e soprattutto carote. Altre produzioni agricole significative sono quelle delle mandorle , delleolive, delle carrube e dell’uva con il conseguente sviluppo di oleifici e palmenti. Sono presenti quindi importanti industrie di lavorazione e trasformazione della produzione agricola locale. Ispica è sede dell’ASCA (Agenzia per la sicurezza e il controllo alimentare), che fa capo all’EFSA (European food safety security). Lo sviluppo è altresì trainato dal commercio dei mobili e dal settore turistico. Quest’ultimo, favorito dal patrimonio monumentale ed architettonico della cittadina e dal fascino della zona costiera.

Evoluzione demografica – Ispica ha conosciuto un’ampia emigrazione durante il Novecento, prima verso le Americhe, successivamente verso l’Europa, soprattutto in Germania e Belgio. Oggi è invece una destinazione per immigrati extracomunitari. Nel 2007 contava 575 residenti stranieri, circa il 3,82% della popolazione totale. Negli ultimi anni ha registrato una lieve crescita dovuta in parte all’aumento del tasso di natalità al quale si aggiunge il flusso turistico e l’occupazione nel settore agricolo. La crescita è rallentata dalla decisione, da parte di molti giovani, di perfezionare gli studi universitari in città del centro-nord Italia e di non rientrare dopo la Laurea.

Spaccaforno fece da sfondo ad alcune opere veriste di fine Ottocento di Giovanni Verga e Luigi Capuana. Quest’ultimo, soggiornò nel convento del Carmine per un breve periodo per affari legati alla sua carica di sindaco di Mineo e ambientò a Ispica alcuni dei suoi racconti, descrivendo in maniera precisa luoghi e tradizioni che si intrecciano con le storie dei suoi personaggi. Vi sono ambientati il racconto Profumo, dove Ispica è rappresentata come la cittadina siciliana di Marzallo e il romanzo de Il marchese di Roccaverdina, collocato nella Spaccaforno contadina e feudale.

Musei – Antiquarium del Parco della Forza-Sud Cava d’Ispica

Biblioteche – Biblioteca Comunale Luigi Capuana

Cinema – Ispica, già dagli anni Sessanta, è stata location di pellicole cinematografiche. Tra i film più noti ricordiamo Divorzio all’italiana (1961) di Pietro Germi, Il Viaggio (1974) di Vittorio De Sica, Kaos (1984) dei fratelli Taviani. Nel 1995: miniserie televisiva Non parlo più, girata in piazza Regina Margherita (ora Piazza Unità d’Italia) e nel palazzo comunale Bruno di Belmonte. Nel 2002: Franco Battiato, nella sua prima opera cinematografica Perdutoamor, ha utilizzato come set il loggiato della chiesa di Maria Maggiore. Fra il 2005 e 2008: serie televisiva Il Commissario Montalbano, in piazza Santissima Annunziata, nel loggiato del Sinatra antistante Santa Maria Maggiore, nel Palazzo Modica e su corso Garibaldi. Nel 2007: serie televisiva Il capo dei capi, sulla vita di Totò Riina. Nel 2011: Lando Buzzanca, Uno, nessuno, centomila, film autobiografico. Nel 2014: alcune scene di Andiamo a quel paese, di Ficarra e Picone.

Sacro e Profano – Il folklore locale è legato quasi interamente alle celebrazioni religiose ed alle manifestazioni dedicate al Cristo che vengono rievocate per le vie di Ispica come vere e proprie rappresentazioni teatrali: suggestive infatti le celebrazioni durante la Pasqua e la Festa della Patena (l’aureola d’argento posta sopra la testa della statua lignea del Cristo flagellato alla colonna, dove sono incastonate le reliquie della santa Croce) che si celebra il martedì prima della Quaresima. Il Giovedì santo si svolge la festa dei Cavari che inizia alle due di notte con la via Crucis; questa, parte dalla chiesa rupestre di Santa Maria della Cava e termina nella basilica di Santa Maria Maggiore, dove vengono aperte le porte e inizia il pellegrinaggio all’altare del Santissimo Cristo alla colonna che verrà portato in processione nel pomeriggio dopo la solenne messa. Durante la processione viene eseguita la celeberrima marcia funebre intitolata SS.Cristo alla Colonna, composta dal Bellisario nel 1933, divenuta famosa anche per essere stata utilizzata in molti film e cortometraggi, tra cui il film di G. Tornatore L’uomo delle Stelle. Il Venerdì santo i nunziatari portano in processione la statua del Santissimo Cristo con la croce con la caratteristica cavalleria romana, toccando tutte le vie della città. Dinnanzi alla chiesa di Santa Maria Maggiore, si assiste all’incontro tra il Cristo e l’Addolorata. La processione del Cristo continua il suo percorso e si conclude poi con il rientro in basilica e lo svolgimento dei tradizionali giri nelle navate della basilica stessa. Nella Domenica di Pasqua avviene il tradizionale incontro tra il Cristo risorto della basilica della Santissima Annunziata con la Madonna della chiesa madre San Bartolomeo. Momento di forte emozione, quello in cui i nunziatari portano il Cristo risorto incontro alla Madre correndo lungo il Corso Garibaldi. Dopo l’incontro e i tre inchini di omaggio la statua viene ricondotta in Chiesa Madre. Da qui la sera verrà ripresa dai nunziatari che in processione la riporteranno in Basilica. Le feste religiose  sono caratterizzate dalla presenza di molte confraternite, in particolare quelle della Santissima Annunziata e di Santa Maria Maggiore, una volta antagoniste ed in competizione. Patrona della città è la Madonna del Carmelo che si celebra il 16 luglio; la mattina si ha la consegna di un omaggio floreale, di un cero votivo e delle chiavi della città da parte delle autorità, guidate dal sindaco, a cui segue una processione per le vie della città. A Natale viene realizzato un presepe vivente presso il Parco Forza di Cava d’Ispica, presenti visitatori da tutta la Sicilia orientale. I festeggiamenti in onore dell’Assunta si svolgono nella chiesa di Santa Maria Maggiore il 15 agosto, con la processione del simulacro e la partecipazione di confrati e fazzoletti rossi. La festa prosegue la sera con uno spettacolo musicale e fuochi d’artificio. Altre festività religiose: Festa della Madonna delle Grazie, nella chiesa omonima la prima domenica di luglio; Festa di Sant’Antonio da Padova, nella chiesa di Santa Maria del Gesù il 13 giugno. Festa di San Giuseppe, nella chiesa omonima la domenica successiva al 19 marzo. Festa di Santa Lucia, nella chiesa di Sant’Antonio abate il 13 dicembre. Altri eventi: Palio dell’Assunta organizzato nella prima metà di agosto dall’arciconfraternita di Santa Maria Maggiore, con giochi di squadra in acqua; Carotispica, manifestazione ideata dall’Amministrazione comunale per valorizzare la carota novella, prodotto principe dell’agricoltura ispicese; Notte dei sapori, dalla prima edizione del 2005, manifestazione culturale e gastronomica che si svolge presso il Parco Forza di Cava Ispica.

Nel periodo di Pasqua, si preparano Cassate e colombine, dolci tipici. La Settimana Santa ad Ispica offre difatti, non soltanto tradizioni religiose, ma anche culinarie. La cassata di ricotta è un dolce molto semplice realizzato con ingredienti quali farina, zucchero, strutto, uova. L’aspetto più impegnativo della realizzazione di questo dolce, è riuscire a modellare la pasta in modo da creare la caratteristica coroncina ripiena di ricotta.

Le colombine vengono tradizionalmente preparate il Sabato prima di Pasqua, si tratta di una pasta contenente uova sode, decorata con diavoletti colorati.

  • Giuseppe Bellisario (1902-1973) compositore, didatta, insegnante e direttore bandistico.
  • Maria Crocifissa Curcio (1877-1957), beata della Chiesa cattolica, fondatrice della congregazione delle carmelitane missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù.
  • Padre Salvatore della Santissima Trinità, al secolo Andrea Statella (1678 – 1728), venerabile della Chiesa cattolica, promotore della riforma carmelitana siracusana.
  • Antonio Statella (1785 – 1864), ministro degli esteri nel 1840 e penultimo primo ministro del Regno delle Due Sicilie nel 1860.
  • Vincenzo Statella (1825-1866), medaglia d’argento e medaglia d’oro al valor militare e “aiutante di campo” di Giuseppe Garibaldi.
  • Quinto Massimo Maria Bellisario (1935/1999) – Politico e Filosofo. Più volte Sindaco di Ispica (dal 1985 al 1991) è stato il massimo esponente della politica degli anni ottanta e della Democrazia Cristiana. A lui si deve l’elevamento di Ispica a rango di “Città”.
  • Salvatore Stornello (1924- 1997) – politico, più volte sindaco di Ispica, assessore e deputato regionale all’ARS per il PSI e deputato sempre per il PSI (in seguito per il partito Federalista Europeo).
  • Saverio Avveduto (1924) già direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione, già docente di Sociologia dell’educazione presso La Sapienza Università di Roma. Autore di numerosi saggi e volumi.
  • Giorgio Calabrese (1951), medico e nutrizionista, professore universitario presso numerose università italiane e straniere, tra cui l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Università di Pavia e l’Università di Boston.
  • Salvo Monica (1917-2008), scultore e poeta.
  • Luigi Capuana (1839-1915), scrittore, critico letterario e giornalista; visse a Ispica e a lui è stata intitolata la Biblioteca Comunale.
  • Olivio Sozzi (1690-1765), pittore, tra i maggiori della prima metà del XVIII secolo in Sicilia.
  • Innocenzo Leontini (1959), uomo politico, deputato regionale dal 1996 al 2012 e deputato europeo nel 2008.
  • Franco Fratantonio (1964), autore di origini ispicesi.
  • Corrado Lorefice (1962), arcivescovo di Palermo.
  • Il 19 ottobre 2002 è stata conferita la cittadinanza onoraria a Franco Battiato.

Come arrivare

Ispica si trova sul percorso della linea ferroviaria Siracusa-Gela-Canicattì. La stazione è ancora funzionante ma da alcuni anni senza personale. È inoltre collegata con Ragusa, Siracusa Catania dagli autobus dell’Azienda Siciliana Trasporti. La strada statale 115 sud-occidentale sicula la collega  a Trapani e Siracusa. L’uscita autostradale più vicina è quella di Rosolini sull’Autostrada A18. Dista circa 104 km dall’aeroporto di Catania-Fontanarossa. L’Aeroporto di Comiso dista 45 km. Lo scalo marittimo più vicino è il Porto di Pozzallo a 12 km, che oltre al traffico mercantile offre un collegamento passeggeri con Malta.

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