Identita Acate

Amministrazione

SINDACO

Giovanni Di Natale

In carica dal: 11/06/2018

Deleghe:

Cultura – Personale – Polizia Municipale – Bilancio – Affari Generali

Sito istituzionale

www.comune.acate.rg.it

Giuseppe Di Caro

Deleghe:

Agricoltura – Attività Produttive – Turismo

Rosangela Re

Deleghe:

Lavori Pubblici – Manutenzione – Pubblica Istruzione – Edilizia Scolastica

Andrea Mario Migliore

Deleghe:

Ecologia – Verde pubblico – Sport e Spettacolo

Francesco Zambuto

Deleghe:

Servizi sociali – Demografici – Elettorale

Acate, l'Antica Biscari

Marina di Acate Situata sul litorale, a poco più di dieci chilometri dal paese, è divenuta un luogo di villeggiatura molto apprezzato da visitatori e vacanzieri siciliani, attirati dalle caratteristiche dune di sabbia, i maccùna, dalle quali deriva il nome della località. Il caratteristico paesaggio è caratterizzato dalla presenza della retana, una varietà di ginestra che cresce sulle dune e si trova anche sulla costa tunisina.
Nel piccolo centro costiero si svolgono la maggior parte delle manifestazioni dell’estate acatese, eventi che si concludono con il tradizionale spettacolo pirotecnico di fine agosto. Sono presenti alcuni chalet e locali ricreativi ma la costa è per lo più costituita da spiaggia libera, con un mare incontaminato.

Toponomastica – Il nome della città è strettamente legato a quello del suo fiume, il Dirillo, chiamato Acathes dai Greci per via di una pietra in esso diffusa, l’agata, un silicio lucido e duro del quale si hanno numerose testimonianze soprattutto in epoca romana. Plinio il Vecchio, nella sua opera De gemmis, la descrive come una gemma, preziosa per la sua lucentezza e durezza, usata per la produzione di anelli e gioielli di bigiotteria. Alcuni studi fanno risalire l’etimologia del nome al termine Wayd-Ikrilu, in arabo fiume d’Acrilla, quindi Odogrillo. Le prime notizie certe sono però documentate dai registri angioini del 1299-1300, nei quali si identifica il centro abitato con il nome Biscari. Lo mantenne sino al 1938 quando la città, come tante altre in Italia in periodo fascista, assunse il definitivo nome di Acate. Nella forma dialettale Vìschiri, tuttavia, resta un riecheggiare dell’antico nome che per 600 anni è stato quello ufficiale.

Leggenda vuole che il nome della città sia un omaggio ad Acate, eroe troiano compagno di Enea (personaggio mitologico protagonista dell’Eneide di Virgilio, considerato il fondatore di Roma). Acate partì dalla città di Troia verso l’Italia, sbarcò nelle coste gelesi, navigò lungo il fiume, odierno Dirillo, e giunse in queste terre dove trovò la morte.

Origini – Numerose sono le testimonianze preistoriche della frequentazione del luogo. Tra queste, particolarmente significativi i ritrovamenti di alcune capanne e di un’ara funeraria in località Poggio Biddine , i più antichi finora rinvenuti, risalenti all’età del bronzo ( circa2000 a.C.) . Si attesta anche la presenza di insediamenti siculi e romani , probabilmente attratti dalla fertilità delle terre. Durante la dominazione araba ( 840 circa ) si formò il nucleo abitativo di Odogrillo ;i primi documenti nei quali è citato il borgo risalgono al 1278 quando re Carlo d’Angiò, per condurre e finanziare una spedizione in Spagna, richiese un tributo dalle varie città del regno, in particolare, a Odogrillo, un contributo di 55 salme di miglio. L’evolversi degli eventi, di lì a pochi anni, vide la fine del dominio angioino con la celebre rivolta dei Vespri del 1282. La corona di Sicilia fu offerta a Pietro d’Aragona, scelto dai siciliani per proteggere il regno. Risale al 1283, un documento molto importante, il diploma di investitura, col quale al barone Alaimo da Lentini fu concesso il feudo di Casale di Odogrillo. Molti furono i signori che si succedettero nel tempo, Bernardo Artus fu investito con diploma del 1300, successivamente fu la volta di Orlando di Millia, infine il territorio fu incorporato nel Demanio Regio. Entrato poi a far parte della Contea di Modica, il borgo passò sotto la potente famiglia dei Chiaramonte. Il successivo abbandono del territorio, paludoso e malsano, fece si che il villaggio si spopolasse progressivamente in favore del vicino Casale Biscari, un modesto stanziamento forse di origine greca. Nel 1478, sotto la famiglia Castello, il borgo venne rifondato e nacque Biscari, del quale il primo signore fu il barone Raimondo Castello. Il nuovo nucleo abitativo si sviluppò, così come l’agricoltura, il benessere, la popolazione. Nel 1493 il barone Guglielmo Raimondo ottenne l’autorizzazione a costruire un castello, allo scopo di conferire alla città l’importanza e la dignità di un piccolo centro fortificato. L’ultimo rappresentante dei Castello fu il barone Ferdinando, nominato signore di Biscari nel 1566 e morto senza eredi. La Signoria passò pertanto a Francesco Castellis che assunse il nome e le armi dei Castello. Nel 1609 fu la volta di Vincenzo, nipote di Francesco la cui unica erede fu la figlia Maria la quale, investita della baronia il 15 febbraio del 1622 , appena undicenne, si unì in matrimonio con lo zio Agatino che divenne così Barone. Agatino Paternò Castello fu una figura molto importante nel panorama siciliano, Vicario del vicereame della Val di Noto e Patrizio di Catania. A questo illustre personaggio si deve l’organizzazione urbanistica, su base ortogonale, il restauro e la modifica del castello, la costruzione di numerosi edifici tra i quali l’abazia di San Vincenzo (oggi Chiesa di San Vincenzo Martire), la Chiesa di Santa Maria del Carmelo e la Chiesa Madre. Nel 1633 fu nominato primo Principe di Biscari, da Filippo IV Re di Spagna. Ad Agatino successe il primogenito Vincenzo, il quale sopravvisse di poco alla morte del padre, fu pertanto Donna Maria Paternò, moglie di Agatino, a governare per alcuni anni il baronato. Alla sua morte, per suo stesso volere le successe il nipote Ignazio Paternò. Nel 1693 , dopo il  grande terremoto che distrusse gran parte della Sicilia Orientale, il principe fu prodigo negli sforzi di ricostruzione e tanti edifici tornarono all’antico splendore. Alla morte di Don Ignazio Paternò dovette succedergli, ancora quindicenne, il figlio Vincenzo il quale continuò con diligenza l’opera di ricostruzione del padre. Nel 1737 , fu edificato il Convento dei Cappuccini, l’opera venne usata per circa 50 anni, fino alla soppressione degli ordini religiosi. Alla morte di Don Vincenzo successe il figlio Ignazio, V principe di Biscari , uomo di cultura, molto interessato alla storia e appassionato di archeologia, nel 1783 fu nominato sovrintendente alle antichità del governo borbonico. Il figlio Vincenzo fu l’ultimo signore di queste terre, il suo principato durò sino all’abolizione del sistema feudale, da parte della corona borbonica, con la promulgazione, nel 1812 , della Costituzione del Regno.

Acate contemporanea – Dopo l’abolizione del feudo, Biscari divenne comune libero. Nel 1938, su iniziativa dello studioso locale Carlo Addario, per volere del governo fascista, il paese cambiò il suo nome in quello di Acate, ritenuto più consono alla tradizione del territorio ed al sentire della popolazione. In occasione dello sbarco degli anglo-americani, luglio 1943, ad Acate si verificarono eventi particolarmente sanguinari. Nel vicino aeroporto militare di Santo Pietro, località boschiva situata ad una trentina di chilometri dal centro abitato, si combatté una violenta battaglia conclusasi con la resa dei soldati italiani posti a difesa dell’aeroporto, solo a causa dell’esaurimento delle munizioni in loro possesso; tutti i militari che si arresero ai vincitori furono passati per le armi. Sorte analoga toccò a molti cittadini acatesi, come il podestà dell’epoca, fucilati perché rei di essersi opposti ai saccheggi e agli stupri di massa perpetrati dalle truppe statunitensi. Per decenni dimenticata dalla storiografia ufficiale, una delle pagine più buie della guerra in Sicilia, ha trovato finalmente un riscatto in quello che è oramai ricordato come il massacro di Biscari.

Centro storico – Il centro storico di Acate si concentra nella Piazza Libertà, dove sorgono il palazzo del municipio, il castello di Principi di Biscari e la Chiesa Madre dedicata a San Nicola di Bari. Al centro dello scenografico prospetto si trovano i giardini comunali, di recente costruzione, realizzati sul modello del parco già esistente negli stessi luoghi al tempo della costruzione del Castello.

Architettura Religiosa

  • Chiesa Madre San Nicola di Bari. Costruita nel 1660 per volere dei Principi Paternò Castello, dedicata a S. Maria delle Grazie, crollò una prima volta a seguito del terremoto del 1693, fu ricostruita sul disegno precedente e consacrata a San Nicola di Bari. Nel 1846 fu duramente colpita e quasi completamente distrutta a causa di un altro sisma. Riedificata di nuovo nella sua forma attuale, rimangono però alcune tracce dell’impianto originario: una porzione dell’abside, compresi gli archi della volta del coro, ed una parte del transetto. La maestosa facciata è affiancata da due campanili, pure ottocenteschi.
  • Chiesa di San Vincenzo (ex abbazia di San Vincenzo). La chiesa di San Vincenzo, annessa al castello, sorse con esso ma subì importanti rifacimenti nel Settecento, in occasione dell’arrivo ad Acate delle spoglie del Santo. La pianta è a tre navate e l’interno conserva diversi stucchi, arredi sacri, un organo di straordinaria eleganza ed, ovviamente, le celebri spoglie visibili in un’urna funeraria al di sopra dell’altare maggiore,  di un corpo mummificato in armatura da crociato con spada e paramenti militari.
  • Chiesa della Madonna del Carmelo (A Criésia o Càrminu). Fu costruita sulla roccia nel punto più alto del paese, quando il sito era ancora in aperta campagna, come fosse un santuario. Dedicata a Sant’Antonio Abate, si presume edificata nel XVI secolo, date le notizie risalenti al 1593, dell’esistenza, in quella zona, del quartiere di Sant’Antonio. Struttura semplice con un’unica navata, un altare centrale, poche nicchie laterali, un campanile e un sagrato a doppia scalinata.
  • Convento dei Frati Cappucini. Edificata dal principe Vincenzo Paternò Castello nel 1737, u cummentu, fu sede dell’ordine di ispirazione francescana per circa un cinquantennio, fino all’abolizione degli ordini religiosi. Abbandonato sino al 1997, fu integralmente restaurato e riaperto. Oggi è sede della Biblioteca Comunale. Restaurata e mantenuta pressoché allo stato originale, all’interno, vi è la chiesetta dei frati minori.
  • Istituto delle suore del Sacro Cuore. Edificato sulle spoglie della Chiesa di Sant’Agata, fu distrutto dal terremoto del 1693. La ricostruzione ad opera del principe Vincenzo Paternò Castello, fu completata nel 1739. Si inquadra tra le cosiddette opere pie che sino alla fine del XIX secolo furono l’unica forma di opera assistenziale. Nel 1912 il Collegio di Maria venne trasformato nell’Orfanotrofio Principe di Biscari sotto il patrocinio del Comune e della Congregazione di Carità di Biscari. Nel 1979 l’istituto venne affidato alle Suore del Sacro Cuore di Acate col fine di operare a favore dei minori ospitati, i quali ricevevano non solo l’assistenza materiale e morale, ma anche l’insegnamento delle classi elementari e medie direttamente presso le scuole statali. Dal 1980 in poi l’orfanotrofio prese il nome di Istituto Suore del “Sacro Cuore” e grazie all’iniziativa della Superiora di quel periodo, presso la struttura fu istituita la scuola materna intitolata a “Suor Caterina Di Pasquale”. Oggi la struttura, ceduta a privati, comprende anche un’aggiunta di nuova costruzione e mantiene l’originale chiesetta interna, la quale continua a essere usata per scopi religiosi.

Architettura Civile

    • Castello dei Principi di Biscari. Costruito nel 1494 su volere del barone Guglielmo Raimondo Castello, è stato ricostruito nel ‘700 e restaurato più volte. Le parti più arcaiche risalgono alla costruzione, la maggior parte della struttura attuale è invece settecentesca. L’impianto della fortificazione, recentemente restaurata, è massiccio: essa dispone di una facciata formata da tre corpi aggettanti e due rientranti; all’interno si apre un cortile nel quale si trovano gli antichi magazzini; dal cortile si dipartono le scalinate di accesso ai piani superiori; l’intero edificio è stato destinato dal Comune a spazio espositivo e centro culturale cittadino, adibito quindi all’allestimento di mostre, conferenze ed altre manifestazioni.

Siti Archeologici

      • Poggio Bidoni. Si tratta del più antico insediamento, risalente al neolitico, cui si può riferire l’origine di Acate, situato sulla sponda destra del Dirillo. Nella vallata, grazie agli scavi effettuati dall’archeologo comisano Biagio Pace, sono emerse alcune testimonianze di epoca romana che fanno pensare all’ubicazione della città di Bidis, ricordata dalle fonti storiche.

L’agricoltura è sempre stata la principale fonte di sussistenza nell’acatese; la zona vantava un’estesa porzione di campi fertili dove un tempo si coltivava soprattutto la canapa, destinata all’esportazione, ma anche l’orzo, il frumento, il riso ed i cereali in genere. In passato era praticato con successo l’allevamento del bestiame. Oggi è molto diffusa la viticoltura, con la produzione di varietà di Cerasuolo di Vittoria d.o.c.g. e uve da tavola i.g.p., e ancora la coltura in serra di prodotti ortofrutticoli, agrumi e olio d’oliva d.o.p. monti Iblei, sottozona Valle dell’Irminio.

Evoluzione demografica – A partire dal 1861, la popolazione registra un costante aumento; si passa da 2.543 residenti a  4.077 nel 1881 e ancora a 4.359 nel 1911. La crescita si fa esponenziale nel secondo dopoguerra, infatti nel 1951 arriva a registrare 5.352 residenti. Fra gli anni ’70 e ’80 con lo sviluppo agricolo si amplia la popolazione, anche straniera, impiegata come manodopera nei campi. Oggi Acate conta 10.954 con un notevole incremento di oltre 3.000 unità negli ultimi 15 anni.

Etnie e minoranze – Secondo gli ultimi dati Istat la popolazione straniera rappresenta una grande fetta della popolazione cittadina, più o meno il 30%. Rappresentata  quasi esclusivamente dai gruppi culturali magrebino e dell’est europeo, si attesta ad un complessivo di 3.087 tra i quali Tunisi e Romeni, sono le nazionalità più rappresentate.

BibliotecheLa biblioteca comunale di Acate ha sede presso l’ex convento dei cappuccini.

Sacro e Profano – Festa di San Biagio. Il più antico evento religioso acatese, la festa del patrono San Biagio Martire, è celebrato sin dalla fondazione dell’antico borgo di Biscari nel periodo medioevale. Si svolge la seconda Domenica di Ottobre con la processione rituale, mentre la solennità liturgica viene celebrata il 3 Febbraio, data con cui si commemora il “Martirio di San Biagio”.

I Setti Parti: in occasione della Santa Pasqua si svolge una rievocazione storica della passione di Gesù che si conclude con la crocifissione presso la piazza del calvario. L’evento è molto sentito dai fedeli acatesi. La terza domenica dopo Pasqua, Acate celebra il suo protettore San Vincenzo Martire. Al culto era legato il famoso Palio, disputato ogni anno lungo la strada principale del paese, corso Indipendenza (a strata ranni), sino al 2009. Si trattava di una tradizione antica che si ripeteva annualmente in memoria del corteo col quale, nel 1722, il principe Vincenzo Paternò Castello, accompagnò il corpo del Santo, giunto da Roma via mare, dal porto di Scoglitti sino a Biscari. Dal 2009 il palio è stato proibito dalla questura di Ragusa per motivi di ordine pubblico. Le celebrazioni prevedono comunque la rievocazione dell’evento col passaggio per le vie principali del paese del corteo storico.

San Giuseppe: il 19 marzo, per la festa do Patriarca, hanno luogo le tradizionali cene preparate e offerte a persone bisognose dai fedeli che hanno fatto voto e chiesto una grazia al Santo. Usanza vuole che si allestisca presso l’abitazione, un piccolo altare su una grossa tavolata, colma di cibo di vario genere.

Carnevale Si svolgono sfilate di maschere e carri allegorici alla cui preparazione partecipa vivamente tutta la cittadinanza.

Sagra del Pesce: il 13 agosto, da alcuni anni, si svolge una sagra del pescato presso la località marittima di Marina di Acate, conosciuta tradizionalmente come I Maccuna, dal termine dialettale usato per indicare le dune di sabbia.

Sagra della Mitilugghia: ricetta tipica della cucina iblea, di chiara derivazione araba. Tradizionalmente piatto salato, in occasione della sagra è servita anche nella variante dolce.

Settembre di Biscari: manifestazione che si svolge tra i mesi di settembre e ottobre e comprende una serie di eventi tra i quali la festa dell’uva e la festa di San Biagio, patrono del paese.

Fra i piatti locali ricordiamo: I Baddòtti, piatto salato fatto con riso e ricotta da servirsi in brodo, si preparano tradizionalmente in occasione della festività di San Giuseppe; A Mitilùgghia, di derivazione araba, è una ricetta tipica della cucina locale, consiste in alcuni stracci di pasta impastata, fritta in padella e salata; A Mustata ovvero mosto cotto, condito con mandorle, aromatizzato con cannella, viene servito in formelle di ceramica; A Pagnuccàta, è un preparato di uova, farina e miele che si presenta come delle palline di biscotto raggruppate e tenute insieme dal miele. Si servono su delle foglie di limone; A’ Giurgiulena è un Torrone ai semini di sesamo e miele; I friteddi di San Martinu sono preparate con pasta morbida arricchita da semi di finocchio selvatico, passate nello zucchero dopo la frittura.

  • Carlo Addario (Biscari, 1876, Acate, 1955) Poeta e letterato, fu l’ispiratore del cambio di nome della città da Biscari ad Acate.
  • Edwige Fenech (Annaba, in Algeria, 24 dicembre 1948) attrice, produttrice cinematografica, conduttrice televisiva e stilista. Il 1º settembre 2007 è stata insignita della cittadinanza onoraria di Acate.
  • Salvatore Licitra (Berna, 10 agosto 168-Catania, 5 settembre 2011) tenore.
  • Biagio Di Martino, (Acate, 1 agosto 1935) industriale. Nel 2005 è stato insignito del premio Ragusani Nel Mondo.

Come arrivare

Acate è facilmente raggiungibile percorrendo la statale 115 (Trapani – Siracusa), uscendo in prossimità di Vittoria. Oppure dalla SS 194-514 (Catania-Ragusa), prendendo lo svincolo per Chiaramonte Gulfi. In autobus, il servizio di trasporto pubblico nelle aree urbane di Acate, Vittoria e Ragusa è effettuato dall’AST.

Dal maggio del 2013 è attivo l’aeroporto “Pio La Torre”, distante appena 15 km, gestito da Società Aeroporto Comiso, aperto al traffico commerciale nazionale ed internazionale. L’infrastruttura va a inserirsi nel sistema di aviotrasporto della Sicilia orientale insieme allo scalo di Catania. Per chi si muove in treno, la stazione più vicina è quella di Vittoria,  a circa 8 km dal paese.

Mobilità urbana Non è presente un servizio pubblico di mobilità urbana. Le dimensioni ridotte e la struttura per lo più pianeggiante, rendono molto facile percorrere a piedi il paese in tutta la sua estensione.

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