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Randagismo in Sicilia, cifre da capogiro. All’Isola la maglia nera

Il Presidente della Commissione speciale d’inchiesta, Calderone: “Poche strutture pubbliche che possano contrastare il problema”

I numeri legati al fenomeno del randagismo in Sicilia sono impressionanti. A renderli noti, nel corso di un’audizione sul tema in Commissione randagismo all’Ars, è stato il consulente della Presidenza, Giovanni Giacobbe.

Un momento dell’audizione di Giacobbe in Commissione

“La proiezione dei cani randagi in Sicilia è pari a 90 mila esemplari, nel 2016 erano 75 mila. I ¾ del fenomeno del randagismo europeo è concentrato in Sicilia. Nella sola Palermo, ogni giorno si registrano 2 cucciolate e 10 ritrovamenti. Nella provincia di Messina (che ha il più alto numero di Comuni, ossia 108), non esiste nessuna struttura pubblica che possa gestire il fenomeno. Tale deficit è esteso alle altre province”. Nella Commissione speciale d’inchiesta sul fenomeno del randagismo in Sicilia, Giacobbe ha esposto la sua analisi in merito a prevenzione del randagismo, tutela dei diritti degli animali e incolumità pubblica. Il randagismo al Sud, lo raccontano i fatti di cronaca, determina, infatti in modo incontrollabile e in tempi veloci, pericoli per la salute e l’incolumità dei cittadini.

Nella foto il consulente della Presidenza dell’Ars per il fenomeno del randagismo, Giovanni Giacobbe

 

Di recente il Sivelp, sindacato italiano veterinari, ha denunciato che i “cani randagi potrebbero essere raddoppiati nell’ultimo quinquennio”, rasentando quota 700 mila con stime d’un milione fra i più catastrofisti.

Questo perché, come da anni denuncia la Lega per la difesa del cane, “mancano le sterilizzazioni, e l’inserimento sistematico di un microchip che permetta d’individuare la provenienza dell’animale. Il risultato sono riproduzioni incontrollate. E anche quando un randagio viene intercettato, resta a lungo in qualche struttura” spiega Pietra Rosati.

Proprio sulla presenza dei canili si è espresso, nel corso dell’audizione di ieri mattina in Commissione Speciale d’inchiesta sul fenomeno del randagismo all’Ars, il Presidente Tommaso Calderone, che ha individuato una precisa criticità: “Emerge che da questo confronto, la problematica è principalmente relativa alle strutture. Il disegno di legge che tale Commissione è chiamato a redigere, deve prevedere la creazioni di più spazi pubblici adibiti alla prevenzione e tracciabilità dell’animale. Dunque, la difficoltà principale è l’assenza di strutture. Se fino ad ora le avessimo avute, il problema del randagismo non avrebbe assunto le attuali portate. È compito della politica intervenire, la cui responsabilità è sociale oltre che istituzionale”.

Il Presidente della Commissione speciale d’inchiesta all’Ars, Tommaso Calderone

Il Presidente della Commissione sottolinea la necessità di un intervento legislativo con il quale si possano realizzare strutture pubbliche poiché il ricorso, negli anni passati, a strutture private da parte dei Comuni, ha gravato sui bilanci. “Dai luoghi di degenza ai servizi di sterilizzazione, microchippatura e genotipizzazione, – ha concluso Calderonesono alcuni degli argomenti affrontati e che devono essere approfonditi nelle prossime sedute, per consegnare al Parlamento un disegno di legge da votare, chiaro e completo”.

Cristina Lombardo

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